|
STORIE
DI DONNE,
STORIE DI DEE
di
CLARA PANASCIA
La presentazione del Libro
si terrA'
GIOVEDI' 6 FEBBRAIO 2009,
ALLE ore 20:30
Presso l'associazione
la corte delle fate
via Emilia Ponente, 312
Bologna
introduce Chiara Gianfranceschi,
pensieri di Octavia Monaco,
letture di Debora Menozzi.
Interverrà l'autrice.
Ingresso Libero
|
IL LIBRO
"Ancora si discute, con spreco di energie e intelligenze,
di letteratura femminile o di genere. E c’è
chi ne fa una questione ontologica, chi di mera ripicca,
chi – errando in egual misura – se ne libera
con un ghigno di maschile scetticismo. Ma anche solo a considerarla
come un dato statistico, la letteratura delle donne c’è
e dilaga; e se ne può parlare anche solo per il fatto
che quell’etichetta contrassegna prodotti congiunti,
nella loro diversità, da un tenace collante: la necessità
di fare i conti con una identità e con una storia,
la peculiare sensiblerie e l’ottica inedita, straniata,
obliqua che ne deriva.
Allo stesso modo parliamo – per esempio – di
letteratura siciliana, non per rivendicare una superiorità
o lamentare una emarginazione, ma per designare una tradizione
cementata da forti analogie tematiche ed espressive: ancora
una volta il radicamento in una condizione e in una storia,
ancora una volta una identità talmente salda e intensamente
vissuta da tradursi in stile, moralità, analisi,
memoria.
Ma così come ci sono donne dall’evidente accento
maschile (una Sand, una Serao, per non dire della Fallaci)
e uomini che scrivono “al femminile” (Proust,
Kawabata, Cunningham), ci sono siciliani “centrifughi”,
apolidi se non sradicati, che dall’isola sono salpati
verso le “città del mondo”.
Donna e siciliana, Clara Panascia coltiva un caparbio sentimento
dell’identità e dell’appartenenza ma
per l’appunto non se ne fa sopraffare. E con gaia
scienza scavalca identità e latitudini, cavalca le
più diverse culture e mitologie, coniuga leggerezza
e profondità esplorando tempi e luoghi, archetipi
e destini di smisurata estensione. E se a tipi e miti decisamente
“femminili” consacra la sua indagine attenta
ma insieme coinvolta, non è per compiangerne la marginalità
ma viceversa per affermarne la persistente centralità
nell’immaginario nostro così come delle epoche
più remote.
Perciò è a una figura di donna forte e vincente,
Signora del Gioco, liberata e liberatrice che Clara guarda
e ci fa guardare, da Kore a Circe, dalla sfortunata poetessa
lucana del ’500 Isabella Morra alle streghe erbaiole
Rosetta ed Esme, e ancora dalla mitologia britannica relativa
ad Herne il cacciatore alla leggenda celtica di Morrigan,
regina dei fantasmi e dea della sessualità e della
violenza, dal mito vichingo di Sif sposa di Thor all’azteca
Mayahuel rapita dal dio-serpente e vento cosmico Quetzalcoatl,
dalla Pomba Gira da Praia evocata dall’Africa al Brasile
nei vodou a Inanna, dea sumera della fecondità e
della bellezza, capace di scendere agl’Inferi al pari
d’un Orfeo o d’un Ulisse.
E queste figure, queste avventure Clara le dipana con competenza
ma pure con straordinaria levità, facendovi scorrere
uno sguardo materno come una carezza; e perciò, se
dovessi descrivere con un solo termine la scrittura e la
sensibilità dell’autrice, le definirei “materne”
ancor prima e meglio che femminili: perché si tratta
di donne che, muse o vestali, dee lungimiranti o vittime
ignare, dominano e proteg-gono l’uomo che solo apparentemente
le forza; e perché, più che allo stanco dibattito
odierno sulla cosiddetta condizione femminile, ci rimandano
alla felice preistoria del genere umano armoniosamente governata
dalle dee-Madri, da un matriarcato egualitario e libertario,
in sintonia con le forze vitali d’una natura ancora
incontaminata dal peso di sopraffazione della Storia e d’una
psiche ancora non lacerata dalla lama del Peccato.
Antonio
Di Grado
CLARA PANASCIA
è nata all’equinozio d’autunno del ’68.
La creatività è stata sin dall’infanzia
il suo tratto più caratteristico; innamorata perdutamente
della musica, dell’arte, della scrittura ha spaziato
tra diversi linguaggi espressivi, esplorandone quanti più
possibile.
Aspirante orafa da sempre, ha cantato jazz, ha illustrato
libri per l’infanzia, ha pubblicato racconti sparsi
con diverse case editrici prima di approdare felicemente
ad Akkuaria. Un percorso accademico di dovere e di passione
per le lingue e le letterature straniere e la mediazione
linguistico-culturale l’ha accompagnata sulla via
dell’insegnamento, che vive come scambio quotidiano
di esperienze e saperi. Oltre ai lavori narrativi, si occupa
di traduzione. Vive con le figlie, il marito e una gatta
al centro storico di Catania.
Per maggiori informazioni sul libro AKKUARIA