Definita come “dea della luna”, Selene era figlia di due titani Iperone e Tea ed era sorella di Eos (l’aurora) e Elio (il sole). Il nome Selene richiama il greco che significa “luce”.
In uno dei miti più antichi la dea figurava come divinità lunare che, in forma di vacca, si accoppiava con il dio sole in forma di toro. Si pensi al glifo astrologico del toro stesso che è l’insieme del cerchio solare (la testa) e di una mezza luna (le corna). La divinità é spesso raffigurata su di un carro trainato da buoi (la semina dopo l’aratura della terra), oppure su una biga trainata dai cavalli che segue o precede il dio del sole a seconda che si rappresenti la luna crescente o calante. |
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Selene è ricordata anche per i diversi matrimoni contratti con le divinità: Zeus, Pan, Endimione e le relazioni con suo fratello Elio. Come divinità lunare è riconosciuta anche Pasifae moglie di Minosse che innamoratasi di un toro bianco si fece costruire da Dedalo una statua dalla forma di vacca affinché potesse copulare con l’animale. Dall’atto nacque poi il Minotauro, la bestia metà uomo e metà Toro.
Tornando a Selene, ebbe due figli da Zeus: Pandia (Inni Omerici 32.15) che significa “la completamente splendente” e che si riferiva alla luminosità delle notti di plenilunio, e Erse (la rugiada). L’amore con il dio Pan, invece, è stato frutto di un’idea dello stesso che per sedurla aveva coperto il suo pelo nero e irsuto grazie ad un vello di pecora bianca riuscendo così a caricare Selene sulla schiena e a portarla via. Dalle scappatelle con Elio si dice fossero nate le Ore, divinità che presiedevano alle stagioni e alla fertilità ciclica ad esse connesse. Ma la storia d’amore più conosciuta è quella avuta con il pastore Endimione che si dice Selene andasse, al suo tramonto, a trovare in una grotta delle montagne del Latmo (Asia Minore) ogni notte e lo baciasse, mentre lui era inerte, colto da un sonno profondo. Dagli amplessi di Selene e del suo amato si dice fossero nate ben cinquanta figlie. Fra i diversi motivi per cui si diceva che Endimione dormisse, vi era anche quello che Ipnos (dio del sonno) si fosse innamorato di lui e, pur di giacere con quest’ultimo, l’avesse fatto assopire nel sonno eterno.
La Luna in Toro è tutto questo: passione carnale che, pur di dominare l’amato, lo fa cadere con i suoi giochi amorosi in stato di piacevole trance; è trasporto animale e non controllato, carnalità, prolificità, fertilità stagionale. Quest’ultima caratteristica è propria del ciclo soli-lunare e della sua scansione temporale dalla cui unione sono nate, come si è visto, le Ore (stagioni).
La Luna è domificata in Toro secondo l’astrologia classica, insieme all’esaltazione di Giove (Zeus) e dà origine alla “completamente splendente” Pandia, ma la Luna è anche ingenuità o presunta tale, quando scappa con Pan facendo finta, a mio avviso, di non accorgersi della mistificazione, pur di soddisfare il suo bisogno di carnalità e possesso.
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