Prima figlia di Crono e Gea, quindi la prima ad essere inghiottita dal padre. Dea greca del focolare, o meglio, del fuoco che brucia in esso. Quando Poseidone e Apollo le si presentarono come pretendenti, Estia giurò sulla testa di Zeus di restare vergine per sempre.
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Dato che il focolare era ritenuto il centro più importante della vita di ogni famiglia, ella simbolicamente risiedeva nella parte più intima e nascosta delle abitazioni. A lei era dedicato il sacro fuoco che bruciava sugli altari e al momento del sacrificio, compiuto dagli umani alle altre divinità, la prima a godere del medesimo doveva essere lei, ovvero il fuoco presente sul suo altare.
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Il nome di Estia era invocato spesso a testimone nei giuramenti privati ed anche pubblici, poiché si riteneva che la città fosse come una grande famiglia che quindi era sotto la sua protezione. Nelle case private, quando i supplici chiedevano ospitalità, era d’uopo chiederlo nei pressi del focolare, così come quando dei coloni partivano per fondare una nuova città portavano con sé il fuoco sacro preso dal tempio della città madre.
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Il mito che senza dubbio ha richiesto meno lavoro interpretativo e associativo è quello di Estia, poiché appare evidente che non possa essere altro che la spiegazione simbolica della Luna nel segno del Cancro. Accogliente e protettiva, madre universale di tutti, familiare, patriottica, nascosta nell’intimo della casa e dell’anima, è colei che sa tutto anche delle altre divinità e di ciò che a loro viene richiesto, poiché partecipe in ogni sacrificio fatto agli altri dei. Garante della continuità dell’esistenza della famiglia e nucleo centrale di ogni cosa sia dello Stato che dell’uomo. Neutrale e vergine sia alle spinte solari apollinee, sia a quelle emotivo nettuniane. In Cancro troviamo anche in domicilio secondario il Sole. |
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