LUGHNASADH, CONVIVIALITA' E PROSPERITA'
Testo di Maria Giusi Ricotti |
Nel pieno della manifestazione
materiale della natura e del calore del Sole si svolgevano in Europa
le feste del grano. Il periodo è quello a cavallo fra i mesi di luglio ed agosto. Lughnasadh è la festa celtica che dà il nome ad uno degli otto passaggi della Ruota. Si chiama anche Lunasa, Lughnasa, Lugnnassadh, Lammas oppure Festa del Raccolto. |
Il grano veniva festeggiato in tutte le culture:
“Misteri iniziatici come quelli di Eleusi ad esempio, che avevano proprio il chicco di grano come simbolo di morte e rinascita al centro, venivano probabilmente celebrati fin dal neolitico, anche se altrettanto probabilmente erano presieduti da divinità femminili quali la ‘Dea Uccello’, di cui sono state rinvenute numerosissime raffigurazioni, o le più celebri Demetra e Persefone. Il chicco di grano dell’ultima spiga del raccolto rappresenta simbolicamente lo spirito della divinità del grano che si sacrifica e che giacerà nel freddo grembo della Madre Terra per tutto l’inverno, in modo da assicurare così un nuovo raccolto.* |
C’è in questa festa di prosperità
e convivialità una nota di riflessione: mentre si celebra l’abbondanza,
si prende atto del ciclo delle stagioni che si rincorrono e si mette da parte
una porzione di grano per le semine; sono i chicchi che si sacrificano per
seminare il prossimo raccolto e il nutrimento del futuro. Si dimostra, con
questo atto di responsabilità, di essere ben coscienti che lavoro,
fatiche e attese si ripresenteranno con il cambiare delle stagioni e che i
festeggiamenti collettivi che caratterizzano questa festa sono un ringraziamento
per il compimento di un’opera che in sé non può trovare
mai una fine, che si rinnova continuamente.
È il mistero della vita, dei suoi ritmi.
Lughnasad rappresenta un momento di grande intensità
per i popoli che vivevano di agricoltura: il momento della mietitura del
grano poteva infatti significare abbondanza o carestia per l’anno
a venire. Era la festa più popolare e più sociale, a cui partecipavano proprio tutti, perfino le tribù in guerra, che facevano una pausa di due giorni. La tregua era propizia per banchetti, giochi, corse di cavalli, scambi commerciali, per ascoltare poeti e musicisti in gara tra loro. Inoltre si celebravano matrimoni, spesso per legalizzare la situazione delle coppie che avevano partecipato ai fuochi di Beltane, alle quali gli dei avevano concesso il dono di una nuova vita. A Lughnasadh quindi la gente si riuniva per svolgere attività di ampia partecipazione sociale: era un momento di grande aggregazione. Le persone che si erano riunite per collaborare alla mietitura, lavorando a grandi squadre a turno nei campi coltivati dall’una o dall’altra famiglia, ora si riunivano per ringraziare, riposarsi, godere della reciproca compagnia, sviluppare i legami sociali, dirimere le questioni di comune interesse, compresa l’amministrazione della giustizia. |
Nel nostro tempo la festa coincide spesso
con l’inizio delle ferie estive, la pausa più importante di riposo
annuale.
In effetti, anche nella società odierna, è un periodo maggiormente
dedicato alle relazioni sociali; se alcune delle antiche attività ormai
le svolgiamo nel corso dell’anno (contratti, giudizi ecc.) è
di solito proprio in agosto che riusciamo a dedicare del tempo agli amici,
alla famiglia e allo sport e ai divertimenti. Abbiamo più tempo per
stare con gli altri, le persone che amiamo oppure intrecciare nuove amicizie,
spesso nuovi amori…
Ed in ogni città e paese, ormai, viene programmata una serie di manifestazioni
estive che comprende spettacoli, concerti e gare, spesso all’aria aperta,
sotto il fresco serale del cielo stellato.
Solo pochi di noi partecipano al rito della mietitura (che nelle campagne
continua a conservare la sua aura di sacralità - anche se più
sommessa perché, grazie al progresso tecnologico è meno condivisa)
ma comunque, per quasi tutti noi, l’anno di lavoro si conclude qui e
si stempera in questa pausa estiva di riposo.
È dunque tempo sia di godere dei propri sforzi mentre ci si concede
un sano ozio ristoratore, sia di fare serenamente un bilancio del raccolto
personale, osservando quanto di buono si è prodotto e mettendo da parte
l’esperienza migliore per farla rigermogliare nel prossimo raccolto.
Nell’immaginario collettivo le vacanze
sono il momento in cui ci si concede molto, sia in termini di godimento
personale che di scambio e di rigenerazione. Le attendiamo lungamente
e vagheggiamo di tutte le cose che riusciremo a fare e spesso rimandiamo
al loro arrivo il momento in cui concederci ciò che desideriamo. Salvo poi scontrarci con la realtà… A chi non è capitato di arrivare all’agognata data della partenza per il mare, i monti (o dovunque il desiderio lo ha portato) e rendersi conto di essere ormai così stanco e prosciugato da non riuscire altro che a lasciarsi andare, dormire, fermarsi? E allora si sviluppa il rimpianto che quei giorni tanto sognati (che sembravano un lungo periodo, visti in prospettiva…) ora sfuggano via veloci sulle pagine del calendario, senza che riusciamo a rallegrarli con tutte le attività progettate, senza che riusciamo a trovare l’energia per vedere e godere della compagnia di tutte quelle persone con cui durante l’anno ci siamo ripromessi “Quest’estate, insieme, faremo…”. |
Nel moderno occidente non dobbiamo essere
molto saggi se questa verità ogni anno ci sorprende, quando addirittura
non ci spiazza o ci delude.
Gli orientali probabilmente la sanno più lunga di noi: secondo la cosmogonia
taoista la stagione estiva si divide in due fasi, estate e tarda estate.
L’estate corrisponde all’elemento Fuoco e la tarda estate corrisponde
all’elemento Terra che però ha esaurito il suo ciclo dopo l’ultimo
raccolto.
La terra, arsa e brulla, si riposa in una morte rigeneratrice dopo il raccolto
e poco prima di una tarda semina, più o meno in settembre, considerata
punto di congiunzione tra estate e autunno.
In effetti anche per noi il periodo dopo il raccolto è un periodo di
morte simbolica e reale: la mente ed il corpo hanno un momento di disgregazione:
quasi nessuno (salvo i giovani che hanno forti capacità di recupero)
riesce a stare bene nel periodo in cui, per convenzione sociale, si “dovrebbe”
stare bene.
Sono tempi esterni, dettati dal mondo e dai ritmi del lavoro: nei ritmi interni...
la terra è esausta: ha dato tutto quel che poteva dare... che ci aspettiamo
ancora da noi stessi?
Se riusciamo a prendere atto in anticipo di tutto questo, possiamo progettare
il nostro riposo estivo con un’iniziale pausa di recupero delle energie.
E possiamo progettare di concederci anche l’ozio come "moderno
lusso", senza doverlo per forza riempire a tutti i costi con tutto quello
che non siamo riusciti a fare nel corso dell’anno.
Possiamo quindi selezionare le cose da fare e le persone con cui condividerle,
scegliendo il meglio e quello che ci dà più piacere, senza strafare,
ma godendo più della qualità che non dibattendoci nell’eccesso
delle attività e degli incontri.
In questo modo l’abbondanza della stagione
si concentra nella qualità del riposo che porta rigenerazione.
I contatti umani ridiventano vivificanti e il piacere della compagnia
onora lo spirito conviviale di Lugh. Come sempre è una questione di consapevolezza: la Ruota che gira ci dà delle indicazioni, così come la tradizione… ma solo noi possiamo sapere cosa è giusto e adatto, in questo o quel momento, per il nostro cammino. A buon conto, quale che sia il nostro stato energetico, Lughnasadh è un momento favorevole per procedere al ringraziamento per l’abbondanza ricevuta durante l’anno e per svolgere qualche rito per propiziarne la continuità nel futuro. |
© 2006-2010 Testo di Maria Giusi Ricotti
Qualsiasi riproduzione, senza esplicito consenso
dell'autrice, è vietata.
Revisione del 29 giugno 2008.
L'AUTRICE Maria Giusi Ricotti, grafico editoriale e ceramista,
nata a Milano. Per amore è approdata molti anni fa in Sardegna,
dove vive con la sua famiglia e lavora. mariagiusi@ilcalderonemagico.it |
Bibliografia
*
Citazione da Lugnasadh di Destiny Caillean http://www.ynis-afallach-tuath.com/index_02.html
www.aswynn.co.uk
www.goddessgift.com
IMMAGINI
Vincent Van Gogh
LAMMAS, la
festa del raccolto
Tempo di raccolto, di grande caldo, di Sole ardente… nei giorni
tra la fine di luglio e la metà di agosto, ovunque - ma sotto nomi
diversi - si festeggia la generosità della terra.
Uno dei più importanti eventi dell'anno agrario nell'antica Europa
era il raccolto del grano. Il primo di agosto è noto tuttora come festa
celtica di Lugh, dio della luce e del fuoco: Lughnasadh (Lughnassadh, Lughnasa
- da “nasadh” che significa commemorazione o “assemblea”)
oppure Lammas (da "hlaj-maess" o "messa del pane" poiché
con il primo grano raccolto si preparava un pane propiziatorio). Si può fare anche la distinzione e considerare il 31 luglio come Lammas, festa del raccolto e il 1 agosto come Lughnasadh, dedicato al dio Sole.
Lugh, nella mitologia irlandese, era un dio-mago
signore di tutte le arti: sapeva suonare l’arpa, comporre poesie,
costruire case, forgiare il ferro e vincere le battaglie con la forza
e la magia (curiosamente, gli viene attribuita anche l’invenzione
del gioco degli scacchi). Il simbolo astrale di Lug è il Sole e la sua arma preferita una lancia magica la cui punta riflette l’immagine del cielo stellato. Come dio solare era colui che conosceva tutti i segreti del cielo e della Terra, come “Multiforme Artigiano”, invece, riuniva in sé tutte le categorie e trascendeva ogni funzione. La festa di Lughnasadh è collegata anche a Tailtiu, dea della Luna e dell’Aurora, madre adottiva e nutrice di Lugh: Tailtiu morì a causa del duro lavoro che aveva compiuto per rendere fertili le pianure irlandesi e, prima di morire, chiese che le pianure divenissero la sua tomba. Lugh allora ordinò agli Irlandesi di commemorare la madre scomparsa, ma la tradizione vuole che la festa fosse ripetuta in onore di entrambi e che in questa stessa occasione venissero celebrate anche le "nozze di sovranità" tra il Dio e la Dea Erin in occasione del suo accesso alla sovranità dei Tuatha De Danann. Allo stesso modo tutti i re d'lrlanda si univano ritualmente alla Dea della Terra, la sola che concedeva loro la sovranità sul paese. |
Il periodo era destinato al riposo, alle
gare di abilità o atletiche (i giovani partecipavano a gare di lotta,
lancio di aste, tiro con l'arco e corse di cavalli).
Essendo le arti sotto il patrocinio di Lugh si tenevano anche competizioni
poetiche di Bardi e di musici.
La festa appartenendo alle quattro “feste del fuoco” veniva celebrata
con fuochi rituali accesi in cima alle colline intorno ai quali tutti si riunivano
per festeggiare in gioia e serenità, dopo le fatiche del raccolto.
Durante i giochi e i banchetti di Lughnasadh avvenivano scambi commerciali
ma era soprattutto il periodo delle assemblee plenarie del popolo, momento
in cui venivano dibattute le cause ed emessi i verdetti.
Nel frattempo le giovani coppie si univano in una sorta di “matrimonio
temporaneo” che durava un anno e un giorno e poteva essere sciolto o
confermato al termine.
All'alba della vigilia di Lughnasadh, si costruivano piccole capanne coperte
di fiori, possibilmente vicino a corsi d'acqua, dove gli innamorati dormivano
insieme la notte del 31 luglio.
Per gli Egizi il 31 di luglio era un momento
molto importante: nella piramide di Cheope quattro gallerie erano allineate
in modo tale da corrispondere esattamente alla posizione che avrebbero
preso, proprio in questo giorno, quattro astri: Sirio (simbolo della dea
Iside), Orione (simbolo di Osiride), Alpha Draconis e Kochab, la stella
polare (simboli della cosiddetta "ascia di Horus", l'arma che
donava l'immortalità). I raggi delle quattro stelle arrivavano a colpire, tutti insieme, una camera nel cuore della piramide, detta Caverna Cosmica: la luce consacrava il Faraone, dio delle stelle, nel giorno chiamato dei Misteri della Magia Stellare. La notte tra il 30 ed il 31 era dedicata a Khepra, il sacro scarabeo, detto anche "il Sole Nero": si diceva che l'animale trascinasse le sue uova verso Est, per far nascere i suoi piccoli a Oriente, come il sole. Khepra era un simbolo, l'emblema di quelle energie nascoste nell'inconscio, che sarebbero esplose nel mattino, nel fulgore del Sole. |
Nelle notti della tarda estate –
illuminate dalle stelle più luminose, Vega e Altar, in Cina si suole
raccontare la storia del grande amore tra un essere umano e un essere divino.
E’ la storia del povero bovaro Niu Lang e della Fata Celeste Zhi Nu,
la bella tessitrice.
La leggenda è al tempo stesso un mito di fondazione cosmogonico e un
rito propiziatorio per la terra.
Per i popoli del Nord il 31 di luglio era Lammas, la festa del matrimonio
tra il dio Odino e la dea Frigg nel Walhalla.
Per i Celti era Lugnasad, la festa del dio Lugh, o "Luna del raccolto",
festeggiata fino al primo di agosto.
Per i Romani a fine luglio si tenevano i Furinali, in onore delle Furie: un
sacerdote sacrificava vittime per ingraziarsi le tre dee, chi aveva subito
gravi torti chiedeva il loro intervento per vendicarsi di chi li aveva offesi.
La festa cadeva nel pieno del calore estivo; la nostra parola estate viene
da "Aestas", che deriva dal verbo aestuare, avvampare. Era il momento
della mietitura del grano, del raccolto che poteva significare ricchezza ed
abbondanza per un anno, oppure carestia e fame.
Un'usanza antichissima, diffusa in tutti i popoli,
che persiste ancora oggi in alcuni paesi (come la Bretagna e la Scozia),
era di lasciare incolto un pezzo di ogni campo, a disposizione degli spiriti
maligni (oppure dello spirito della terra, o dei folletti o del diavolo,
a seconda dei periodi); al momento della mietitura veniva offerto un fascio
di spighe, che veniva lasciato sul terreno incolto. Il fascio veniva prelevato
dall'ultimo covone; da questo venivano anche tolti i chicchi per la nuova
semina autunnale, simbolo di continuità tra la vita e la morte.
Spesso con le spighe intere si confezionava una piccola bambola portafortuna
da appendere in casa. Poiché il raccolto dava di che vivere, la mietitura era vissuta con grande sacralità. |
Cosa ottenere a Lughnasadh
Rigenerazione della carica di energia vitale e del senso di benessere
psicofisico.
Abbondanza in campo economico, serenità nel quotidiano.
La forza e la decisione necessarie per porre fine a relazioni che sono vissute
come causa di regressione.
Riallacciare storie quasi finite, riaccendere i sentimenti e la passione e
protezione per la coppia.
Ricerca di Maria Giusi Ricotti
Fonti e riferimenti
http://ineffabilivisioni.splinder.com/archive/2004-07
http://www.ars2000.it/celti.htm
http://guide.supereva.com/druidismo/interventi/2004/09/176629.shtml
http://www.keltia.it/catalogo/eucalipt/kcal99.htm
http://freeforumzone.leonardo.it/viewmessaggi.aspx?f=3552&idd=1632
http://www.yumi.it/pg/Sala%20Stampa%20Matrimonio%20Celtico.htm
http://ineffabilivisioni.splinder.com/archive/2004-07
http://www.irishvillage.it/lug.asp
http://www.specchiomagico.net/libroestate.htm Il libro delle Ombre di Devon
Scott
IMMAGINI
http://usuarios.lycos.es/ynisvitrin/rueda.htm