Avviene talvolta che i miti vengano rivisitati,
interpretati, adattati.
In epoche diverse sono stati scritti fiumi di parole sull' "avventura
di Teseo e del tremendo Minotauro di Creta". Ho trovato in casa mia, in
un libro antico la cui stampa risale al 1732, una curiosa presentazione
dei protagonisti e delle avventure del labirinto. L'ho trascritta,
con gli stessi caratteri usati nell'edizione originale - che le conferiscono
un sapore del tutto particolare (la f si legge s, ma non sempre...) - e la propongo come un punto di vista
fuori dal coro, la cui datazione lo rende esente da ogni sospetto di speculazione.
La carrellata di personaggi delineati dal canonico Rozzi, a leggerla oggi,
non è priva di risvolti che paiono umoristici, anche se questa
non doveva essere l'intenzione originaria. Senza voler togliere nulla
alla bellezza e meraviglia dei significati del labirinto, è curioso
scoprire come potevano esser viste le cose solo un paio di secoli fa.
Figure come il "Segretario Tauro", il "complice" Dedalo
ed altri, o la curiosa datazione a partire dall'epoca di Adamo sono vere
perle da gustare col sorriso.
Dal |
Arianna.
Vedi nella parola Minos ò Teseo che infegneranno l’Arianna.
Minos
figlio di Afterio Re di Creta, e di Europa, aveva nella fua Corte un Capitano
nell’armi valorofiffimo, e altero, il quale gli manteneva il Regno,
ed il Re lo temeva, a cui fu riferito, che quefto Capitano (il cui nome
era Minotauro) fi godeva Pafife fua moglie, il che gli apportava afflizione
grandiffìma, non avendo ardire di gaftigarlo, ò licenziarlo,
pel gran pofsefso , che aveva nel Regno: capitò cafualmente nella
fua reggia
quel gran guerriero Tefeo, a cui il Re promife dargli per moglie una belliffima
fua figlia, fe gli baftava l’animo d’ammazzare il Capitan
Minotauro: accettò il valoro Tefeo il partito , e venendo ambidue
all’arringo, lo privò di vita, e fe ne tornò al fuo
paefe gloriofo con la moglie.
Altri poi altrimenti raccontano ciò per vera iftoria, ma in diverfo
modo, cioè che Minos avefse nella fua corte un Segretario chiamato
Tauro, il quale innamoratofi di Pafife, ed efsa di lui, per mezzo di Dedalo
architetto e artifta (che ftava anch’egli in Corte) fe la godeva,
e ne nacquero due figli: uno dei quali fi fomigliava tutto a Minos, e
l’altro era fimile al Segretario Tauro, il che molto bene confiderato
dal Re, e anche accortofi, che l’architetto Dedalo aveva tenuto
mano all’adulterio, pensò di far uccidere il mezzano; onde
fece ferare tutte le porte della Città, ma Dedalo che era ingegnofiffimo,
uscì nafcoftamente, e fe ne andò in Sicilia: da quefta,
ò dalla prima iftoria ne venne quella tanto volgata favola del
Laberinto, e Minotauro, come è ftato detto nella parola Dedalo,
la quale puoi vedere, fe ti piace, fi poetizza ancora, che efsendo ftato
conofciuto Minos per una perfona giufta, fu eletto giudice dell’Inferno,
infieme con Radamanto, ed Eaco, e vivevano l’anno dopo la difubbidienza
di Adamo 2760.
Minotauro
Vedi nella parola Minos ò Dedalo, dove troverai
un’altra favoletta.
Pasife
vedi nella parola del fuo marito Minos
Teseo
Nella parola Minos fi fcrivono alcune cofe di lui, le
quali fon favoleggiate. Qui fi dirà la fua iftoria, fe pur fia
tale. Minos, re di Creta mandò il fuo figlio Androgeo in Attica
per acquiftar gloria ne’ tornei, e, Gioftre che ivi fpeffo fi facevano:
moftrava gran valore quefto Androgeo, poichè tutte le vittorie,
e premj guadagnava lui, il che difpiaceva fommamente a quel Re, avendo
volontà che quegli onori gli acquiftaffe il fuo figlio, onde, invidiandolo
molto, fegretamente lo fece morire, il che rifaputofi dal padre, tutto
inferocito, con un buon’efercito lo affediò in Atene, il
quale, vedendofi non poter refiftere alle gran forze di Minos, per non
capitar nelle fue mani, gli offerfe la foddisfazione del morto figlio,
ed effo Minos chiefe che ogn’anno gli foffero mandati 7 giovani
nobili (alcuni dicono anche 7 zittelle) e che di loro poteffe poi far
Re quel che gli piaceffe. Fu forzato il Re Egeo di accettare la richiefta
e quefti giovani fi aveano da cavare, ogn’anno a forte, fenza escluderne
veruno.
Toccò a Tefeo una volta, al quale il padre fece un fuperbiffimo
naviglio. Arrivato in Creta, quel Re gli fece grandiffime accoglienze
ed onori, facendo quanto quefto Tefeo era valorofo nell’armi. Teneva
nella fua Corte quefto Re un Capitano affai fuperbo, e di gran forza che
teneva in timore non folamente i popoli ma l’ifteffo Re, ed era
padrone di tutti i foldati, i quali ftavano lefti ad ogni fua minima requifizione;
fi chiamava quefto Capitano Minotauro, il quale aveve di nafcofto carnal
commercio con Pafife moglie di Minos: non poteva rimediarci, effendo il
Capitano troppo potente: parlò in fegreto a Tefeo, e gli diffe,
che, fe gli deffe l’animo di uccidere Minotauro, non folamente voleva
rilafciar liberi tutti i compagni, ma voleva a lui dar per moglie una
fua figliola: accettò l’invito Tefeo, e a duello lo ammazzò,
e fposò la bella Ariana, con la quale, trattenendofi alcuni giorni,
fe ne ritornò in patria, nella quale trovò che il Re fuo
padre era morto, e lui fi mife in poffeffo del regno: Cofì fu la
vera iftoria, e quefto era il Minotauro, e Laberinto, e la Vacca, e altre
cofe aggiunte alla verità.
[…] Vero è, che dandofi poi tutto alle guerre riportò
gran vittorie, e fingolarmente debellò (ma non eftinfe) le Amazzoni,
rapì bensì la Regina loro Ippolita, e la fposò, della
quale ebbe un figlio chiamato Ippolito, che per detto della fua moglie
lo fece morire, effendo innocentiffimo. Si favoleggia poi della Vacca
del Laberinto, Minotauro, e d’altre cofe, e che per quefto parricidio
fia condennato all’inferno, confitto in un pietrone, da cui non
fi può muovere. Vivea circa gli anni del Mondo 2664. Sò
bene che alcuni hanno fcritto di quefto Tefeo, come Calepino, e altri
diverfamente.
Dedalo
fu ingegnofiffimo artifta Ateniefe; ftava al fervizio di Minos Re di Creta,
tenendo feco un figliuolo chiamato Icaro.
[…] Aveva già lavorato al detto Minos una bella vacca di
legno, che chiunque la vedeva, la giudicava naturale; gli fece anche un
laberinto per i condennati a morte, che non ammetteva efito da niuna parte
Quefta è la vera iftoria. Favoleggiano poi i Poeti ne’ loro
fcritti, che la vacca di legno glie la faceffe fare la Regina Pafife moglie
del Re Minos, per caufa, che effendo lei innamorata di un bel toro, ella
fi poneffe dentro quella vacca, eppoi fi metteffe avanti quel toro, il
quale credendola vera vacca, fi congiungeffe con lei e ingravidandofi
partoriffe poi un fanciullo mezzo uomo e mezzo toro, e lo chiamaffero
Minotauro. Dicono ancora, che Minos, alterato contro di lui, lo voleva
far morire, che però fece ferrare tutte le porte e lui facendo
le ali, fe ne volò col figlio fopra la Città, e camminò
per aria, e il figlio, volendo camminar più alto che il padre,
cafcò nel mare Icario.
[…] Viveva quefto grand’ingegnofo l’anno dopo creato
Adamo 2699.
Dionisio
di quefto nome ve ne fon ftati molti, alcuni virtuofi,
altri viziofi: il virtuofo fu uno […]
Dionifio era il proprio nome di Bacco.
Bacco fu il vero figlio di Semel, e fecondo alcuni generato da Giove.
Pervenuto quefto Semideo all’adolefcenza moftrava gran fegno d’animo
generofo, e fortezza, che però divenne famofo guerriero. Andò
in Africa, e la conquiftò: edificò Tebe: e perché
era molto benigno nel parlare, affettuofo nell’operare, e liberale
nel donare e far benefizj, fi conquiftò un nome di quelli, che
fi dicono Galantuomini, e capaci, che perciò era affai amato, e
riverito, onde fece un buon efercito di gente, e andò nell’India
Orientale, la quale con la fua deftrezza e forza la foggiogò, non
effendo allora quelle perfone, nè ufi, nè atti alla guerra,
nè a combattere in truppa. In quefto viaggio menò feco ogni
forta di gente, eziandio non adatti alla milizia, come buffoni, donne,
fonatori, cantatori, e fimili, i quali per iftrada fonavano, cantavano,
ballavano e fopra di tutto bevevano, e s’invitavano l’un l’altro,
il che Bacco faceva anch’egli lo fteffo come buon compagno, moftrandofi
capace di crapulare, e baccanare, che però gli fu pofto nome Bacco;
effendo prima chiamato Dionifio, e Libero. Si finge, foffe ammazzato da
Perseo, come fu la verità, e fu in atto di guerra; e perche le
aveva infegnato a condir bene il vino, e ridurlo in quella perfezione
che è al prefente, lo tennero per Dio, effendo che a quegli antichi
tempi non fi trovava chi infegnafse , oltre che non avevano cognizione
di Dio: per quefto ogni volta che ricevevano qualche beneficio utile,
ò comodo da qualcheduno, fubito l’adoravano per Dio, e gli
davano la Deità, come fecero a quefto Bacco, il quale morì
dopo che fu formato Adamo gli anni 2000. Sin qui parlano gl’Iftorici
con verità, i Poeti poi favoleggiano di lui, che foffe baftardo
di Giove, il quale ingravidò la madre Semele, che poi fubito morì;
di che il pietofo Giove, non volendo, che il genito di lui periffe, e
non aveffe a veder la luce, aperfe la gravida defonta, e dentro vi tovò
un corpicciuolo, ò un pezzo di carne quafi embrione, il quale fe
l’attaccò fopra il fuo proprio corpo, e arrivato che fu al
termine di 9 mefi nacque, e così il bambino lo diedero ad allevare
ad Ino fua zia: il qual divenuto adulto, divenne famofo guerriero, ma
più famofo bevitore. Fece radunanza di gran gente, con la quale
andava per il Mondo, facendo pazzie, allegrie e mangiamenti a cavallo
fopra un Elefante, accompagnato fempre dal fuo balio Sileno. Paffando
dal Regno di Frigia, dove Mida fuo nipote regnava, gli fece grandiffime
accoglienze, e cortefie, e nel partire lo accompagnò alquanto fuori
della Città, e volendofi l’uno dall’altro feparare,
offerfe Bacco (come Dio,) al nipote Mida, fe defiderava cofa alcuna, che
con giuramento glie la prometteva: allora l’ingordo Mida come avariffimo
ed ingordo d’oro, gli chiefe, che tutto quel, ch’aveffe toccato,
fofse diventato oro: non potè Bacco ritirarfi dal giuramento, onde
glie lo concedette; gli difse bene, che fra breviffimo tempo fe ne faria
pentito: Il refto di quefta favola fe la defideri, vedila nella parola
Mida. Seguitiamo noi il viaggio di Bacco, dico, che trovò in un’Ifola
la bella Ariana, la quale l’aveva lafciata ivi Tefeo, che aveva
promefso fpofarla: piacque eftremamente quefta giovane a Bacco e fentendo
da lei, che fofse di cafa reale, la fposò; concorrendo a quefto
matrimonio la Dea Venere, la quale donò alla fpofa una belliffima
corona con 12 Stelle, che fu poi trafportata in Cielo, dove ancora è
chiamata la Corona d’Ariana.
Quefto Bacco vien chiamato da Poeti per varj nomi, come Bromio, Dio del
vino, Ofiro, Lieo, Nifeo, Jacco, Leneo, e Tianeo. Vi furono altri chiamati
Bacco, che però alcuna volta fi confondono; certo il Dionifio è
quello, di cui ordinariamente fi parla, fe pur non vi fi aggiugne altro.
Interamente tratto da
Nuovo Dizionario Poetico ed Istorico di Francesco Rozzi, Stamperia dei
Longhi, Bologna 1732
LA SIGNORA DEL LABIRINTO |
IL mito classico del minotauro |
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DIONISO |
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Dario di un labirinto |
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