Mio
amato,
da quando la prima cellula della mia prima fibra ha
preso consistenza ho desiderato un corpo maschile a cui avvolgermi,
sul quale strusciarmi dolcemente nelle notti di plenilunio.
La memoria storica di ciò che significa “amore”
è esplosa dentro di me nell’attimo stesso in cui ho preso
forma: le mie braccia sono fatte per cingere, il mio corpo per allungarmi
su di un corpo, la mia leggerezza per contornare la nudità.
Questo è il mio karma, lo so.
Nulla ha mai potuto distogliermi dalla ruota degli
eventi, nulla, eccetto quel attimo di eterno in cui si è specchiato
l’infinito, quando per la prima volta dopo avermi guardato con
i tuoi occhi di velluto e accarezzato a lungo, mi hai posseduto davvero,
scivolando dentro di me incurante di trovarti nello spogliatoio di un
negozio di Park Avenue.
Così ora dopo ora, giorno dopo giorno, abbinata
ad un compagno apparentemente della stessa stoffa ho trascorso la mia
vita in equilibrio con il mondo che mi circonda, in una casa simile
a una scatola colorata, tra amici ben consci di quanto il destino sia
per tutti lo stesso, ma raccontando a me stessa di essere impregnata
di vero amore dopo quel nostro fatale incontro.
Ho fatto bella mostra di me in occasioni prestabilite
e sono stata presa anche come modello, un termine di paragone per molti
attratti dalla perfezione delle mie forme e dai colori intensi di cui
risplendo.
Poi, un giorno uguale a molti altri una piega nella
mia schiena ha scardinato il sistema nelle fondamenta: non riuscivo
più a piegarmi, ogni tentativo per darmi una comoda sistemazione
sembrava provocare esattamente il contrario.
Così è emerso chiaramente che non potevo
più vivere senza di te: in contemporanea come succede per i grandi
amori tu ha scritto quella lettera, chiarendo che anche per te si era
trattato di un incontro unico, che mi desideravi, e che non volevi più
attendere oltre per stringermi tra le tue braccia.
Sono volata da te, libera e felice, certa che saprai
accogliermi con tutto l’entusiasmo e la gioia che comporta una
simile decisione: tremo al pensiero di quando ti infilerai dentro di
me, in quel contatto così intimo e totalizzante sapendo bene
che non mi rinfaccerai mai di essere solo la giacca di un pigiama di
seta.
Tratto da "Il soffio della Luna"
di Chicca Morone
©2007, Libreria Editrice Psiche
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