LE DEE LEONESSE
NYAVIREZI E SEKHMET
Testo e ricerca di Maria Giusi Ricotti



Della Dea leonessa delle ampie savane, Nyavirezi, tutto ciò che perviene a noi europei è l’eccitante mistero.
Forse ancora venerata in Rwanda, forse conosciuta anche con altri nomi, è una dea le cui molte leggende, narrate sottovoce davanti ai fuochi tribali dell’Africa nera, si sono perse nel nero cielo stellato e probabilmente nessuno mai le ha trascritte.
Pare che fosse una principessa che aveva la magica capacità di trasformarsi in leonessa mentre camminava nella savana...

Nel profondo di ogni donna si esprime una dea leonessa che si può manifestare lungo il cammino della vita. In alcuni casi può emergere costantemente o prepotentemente, fino ad affiorare nella fisionomia, oppure nella flessuosità felina e graffiante delle movenze, in altri può giacere mimetizzata per risvegliarsi nell’impeto dell’urgenza: quando ci sono dei piccoli da proteggere, quando c’è da andare a caccia per procurare il sostentamento, quando lei stessa è in pericolo o con le spalle al muro.

Per capire meglio questa dea selvatica e travolgente - per la quale adotteremo il nome di Nyavirezi, come simbolo primitivo di tutte le dee leonine - osserveremo le caratteristiche di un’altra dea leonessa - l'egiziana Sekhmet - la vita delle vere leonesse nel branco, alcuni significati del leone nelle culture umane e il segno zodiacale omonimo.

Alla fine della pagina troverete un rituale primitivo... ma molto utile.


NYAVIREZI
 
In Rwanda si narra la storia di una fanciulla di grande bellezza chiamata Nyavirezi, figlia del capo di un villaggio.
La ragazza amava l'aria aperta e spesso andava da sola a fare lunghe passeggiate negli sterminati territori intorno al suo villaggio. Un giorno si era allontanata tanto, senza portare con sé alcuna provvista d'acqua, che la sete ormai la tormentava.
Nel cavo di un albero trovò una piccola pozza e, credendo fosse acqua, la bevve d’un fiato. Ma l'acqua aveva un sapore sconosciuto e non soddisfava la sua sete: in effetti era urina di un leone…

Una volta tornata nelle vicinanze del villaggio, incontrando le greggi di suo padre, Nyavirezi venne assalita da una strana agitazione e, subitaneamente, si trasformò in una leonessa: presa da un istinto irrefrenabile uccise un vitello e si saziò con le sue carni. Dopo il pasto, semplicemente, tornò nella sua forma di donna e rientrò al villaggio, come niente fosse.
Nyavirezi aveva scoperto che, da quel momento, poteva assumere le sembianze leonine ogni qualvolta lo desiderasse.
Cominciò, dunque, a fare indisturbata delle incursioni notturne a caccia dei cuccioli degli armenti del padre, finché un suo fratello, allarmato dalle morie di animali, cominciò a sospettare che Nyavirezi fosse diventata una creatura-leone, e la spiò finché non potè dimostrare le sue accuse.
Il padre di Nyavirezi fu sconvolto dalla trasformazione della figlia e le ordinò di rimanere segregata all'interno del villaggio: i pascoli e la selva le furono definitivamente vietati.

Nyavirezi, per sfuggire alla reclusione, accettò di sposare il capo di un villaggio vicino che, da tempo, chiedeva la sua mano. Riuscì a nascondere il suo segreto al marito abbastanza a lungo per dare alla luce una figlia.
Tuttavia, suo marito alla lunga scoprì l’incantesimo e si nascose nella sua capanna per vederla trasformarsi. Ma, quando vide Nyavirezi in forma di leonessa, tentò di ucciderla scagliandole la sua lancia nel cuore.
Mancò il colpo e Nyavirezi, ferita e spaventata, allontanò il marito con una zampata potente e tornò a rifugiarsi nel villaggio paterno.
 
Molte specie di leggende girano da allora su di lei in Rwanda: si dice che abbia sposato un re chiamato Babinga, proveniente da una famiglia di stregoni e maghi.

Nella tribù di Babinga la gente apprezzava la sua natura doppia e, anziché provare a bloccarla, iniziò a rispettarla; gli anziani insegnarono alla ragazza-leonessa ad usare la magia e a fare sogni profetici.
Così Nyavirezi diventò regina del Rwanda e diede alla luce un eroe famoso: Ryangombe, che fu a sua volta re.
Quando suo figlio Ryangombe fu cresciuto, sposato e con figli, e diventato re, sua madre ebbe un sogno che prediceva la sua morte. Gli raccontò ogni particolare della battuta di caccia che stava per intraprendere, compreso il fatto che un bufalo lo avrebbe incornato a morte.
Ryangombe era paralizzato da questa profezia: il suo destino lo aveva intrappolato e non c’era modo fuoruscirne. Ma un giorno, secondo le premonizioni di sua madre, incontrò una ragazza che aveva la pelle ricoperta di peli di leone, forse era la sua sorellastra.
Ne fu felice e disse, “È una donna-leone, proprio come mia madre!”.
Così anche questa ragazza-leone venne a far parte del villaggio.

Ma un giorno, effettivamente, un bufalo incornò il re. Prima di esalare il suo ultimo respiro, egli disse, “Chi può combattere contro il destino? Io debbo morire, ma la mia stirpe deve sopravvivere… andate da mia madre con mio figlio e la ragazza-leone. Desidero che sposi mio figlio Binego! Dite a mia madre Nyavirezi che tutto è accaduto come lei ha previsto”.

Nyavirezi accolse la ragazza-leone e le insegnò la magia che le faceva riassumere a suo piacere la forma umana dopo le sue trasformazioni, senza dover sempre indossare la pelliccia del leone che aveva guastato la sua bellezza così lungamente.
Binego la sposò e lei diventò regina e diede alla luce un eroe chiamato Ruganzu che si guadagnò grande fama come re e che combattè mostri e demoni.

Quando Nyavirezi morì, gli spiriti buoni la fecero salire al cielo dove, pare, regni tra le stelle come Dea Leonessa.



SEKHMET
 
Il 31 Dicembre in Egitto, era la festa di Sekhmet, una delle dee nutrici e protettrici dell'allattamento, signora della medicina e delle battaglie, originaria della citta' di Memphis, spesso raffigurata con corpo di donna e testa di leonessa.
Sekmet significa “la Potente”, e ha nel suo nome la stessa radice dello scettro reale Sekhem. Un altro titolo egiziano per Sekhmet è Nesert, la fiamma.

Sekhmet appartiene alla triade di Menfi: Ptah/Sekhmet/Nefertum, dove Ptah è il creatore delle cose buone (la formazione e la composizione), Sekhmet è la distruttrice delle cose cattive (la dissociazione e la scomposizione), Nefertum è la riaffermazione, la ricostruzione di ciò che è buono (la reintegrazione, la riedificazione, la ricomposizione).

Sekhmet è la distruzione di ciò che non può durare, che non ha stabilità. In questo senso è il Tempo, che divora tutto quanto gli appartiene.

Secondo il mito, Ra, il dio sole, deluso del comportamento del genere umano, mandò Sekhmet, il suo occhio divino, a impartire una punizione agli umani ma la Dea, una volta iniziato, continuò a distruggere gli uomini senza che nessuno potesse fermarla. Allora Ra, mosso a compassione, fece inondare i campi di birra mescolata con una sostanza rossa che le dava la sembianza di sangue; Sekhmet, assetata di sangue, bevve, si addormentò e cessò di distruggere il genere umano...
 
In Egitto, Sekhmet era onorata come dea della guerra, associata al potere distruttivo del Sole, all'occhio solare che brucia e giudica. Avversaria spietata sul campo di battaglia, Sekhmet incarnava la forza e il coraggio della leonessa.
Tuttavia, non era vista solo come icona di guerra ed occhio vendicativo del dio del Sole: i sacerdoti erano soliti praticare in suo nome un genere di magia simpatica per guarire le infezioni e le malattie. In questo ruolo, Sekhmet era conosciuta come “la Signora di Vita”, dea della medicina, con potere di dispensare o scongiurare le malattie, e molti dei suoi sacerdoti erano medici.
Per arginare le pestilenze si effettuavano, invocandola, rituali su grande scala in tutto il paese. Durante il regno di Amenhotep III, sono state scolpite centinaia di grandi statue di Sekhmet, forse in occasione della sconfitta di una peste particolarmente virulenta.

Sekhmet sembra essere stata una divinità assai complessa: per i faraoni era un simbolo della loro riuscita in battaglia, della loro prodezza, ma era anche adorata come madre delicata e protettiva, dea dell’allattamento (è nota un'associazione Sekhmet-Hathor).
Nel Libro dei Morti Sekhmet ha un ruolo importante durante il giudizio della probità dell’anima in esame.

Sekhmet è connessa con la potenza solare che, attraversando la spina dorsale, Djed, porta l’illuminazione.

Al giorno d'oggi, molte donne considerano Sekhmet come fonte di resistenza, indipendenza e affermazione, quando hanno la necessità di aumentare o infondere in sé questi attributi.
In molti sensi Sekhmet si è trasformata nel simbolo della donna moderna: è ancora molto importante come dea della medicina, portatrice di giustizia e come guardiana o protettrice, ma l'enfasi si è spostata sui suoi aspetti più attuali.


Devozione alla leonessa: dea di collera e AFFERMAZIONE DI SÈ



Brucio e fumo e lancio coltelli dai miei occhi e ruggisco
(benchè tiriate la mia coda),
i miei aspetti sono taglienti ed ho graffiato in profondità,
la mia energia è forte e feroce,
ed il mio fastidio ha necessità di essere espresso.
Benché a volte delicata, io posso essere molto intensa.
Una volta risvegliata sono difficile da escludere:
sono sempre appropriata, sempre necessaria.
Non provare ad eliminarmi,
devo essere sentita... riconosciuta:
sono Leonessa.

La Leonessa salta nella nostra vita, per liberare i nostri istinti primari in maniera positiva e, in quest’ottica, per aiutarci ad affrontare la collera, nostra ed altrui.

La collera, vostra o di qualcun altro vi rende la vita difficile?
Disprezzate la vostra rabbia perché vi hanno insegnato che è disdicevole?
Oppure la rabbia che esprimete è eccessiva, troppo fuori controllo?
Inversamente, avete così tanto represso la collera e ve ne siete così tanto distaccate che ora non siete più in grado di esprimerla?
Magari vi sentite "costrette" nei ruoli sociali attribuiti alla donna?
Qualcuno vi sfrutta o non vi rispetta?
Siete in una situazione di “gabbia”, reale o interiore?
Siete stanche della responsabilità?
Avete un compagno che è - o fa - il leone?
Avete un branco di “cuccioli dipendenti” nella grotta?

La leonessa Nyavirezi ci racconta che la nostra aggressività fa parte della nostra struttura di donne. Ci chiede di non rigettarla ma di imparare a esprimerla in senso misurato ed efficace, comunicandola in modo che non possa essere ignorata, ma senza che diventi devastante.
Impariamo a convogliare i nostri segnali di collera interiore in comunicazione ed espressione; trasmettiamo agli altri la spiegazione del nostro malessere, mettiamo dei paletti alle aggressioni quotidiane, alle mancanze di rispetto, allo sfruttamento.
Il nostro percorso vitale sarà più sereno quando non ci faremo “pestare la coda”, utilizzando la rabbia come nostro alleato che ci avverte.
Ogni giorno ricostruiamo la nostra riserva di energia vitale che ci serve per nutrire e sostenere il branco. E’ una grande fatica e una responsabilità e, quando il branco se ne approfitta o siamo stanche, abbiamo il diritto di ruggire e segnalare che non siamo inesauribili!!!

 
E comunque, dovremmo avere più spesso il diritto di correre libere e ruggire sotto le stelle della savana, esprimendo la solare, calda, potente, flessuosa, attenta, responsabile e fiera leonessa che è in noi.


Proverbi

 


“E’ forte il leone, lo è anche la leonessa” (Saharawi)

"Cos'è che è fatto come un leone, ha i denti da leone, la coda di leone, le zampe di leone, ruggisce come il leone, corre come il leone. ma non è un leone? La leonessa." (Europa)

“Il leone quando avanza non torna mai indietro” (Vajra-mushti)

"Avere un coraggio da leone"

 

Leone e leonessa in natura

Per la sua forza e le abitudini predatorie il leone (Panthera leo) è stato considerato per molti secoli il "re" degli animali.
Un tempo i leoni erano molto più diffusi di oggi. Dai fossili conosciamo almeno 18 specie di felini estinti. In Africa, è stata trovata la Panthera Gombaszoegensis, forma intermedia tra leone e tigre, risalente a un milione e mezzo di anni fa: l'antenato più antico di leone mai conosciuto e diffuso anche in Europa.

In natura i leoni vivono in branchi composti da femmine (di norma da 3 a 12), da maschi adulti (da 1 a 3) e da numerosi cuccioli. Il branco, che preda soprattutto gazzelle, gnu e zebre, difende un territorio di caccia.
Normalmente le femmine del branco sono tutte imparentate e nascono e crescono nel branco, dove rimangono per riprodursi, a differenza dei maschi per i quali la situazione è ben diversa: quando raggiungono la maturità sessuale abbandonano il branco in cui sono nati e, dopo un paio d'anni di vita nomade, tentano di subentrare ai maschi più anziani o deboli che controllano un branco diverso da quello da cui provengono.

I leoni, come gli uomini, si possono riprodurre durante tutto l'anno e tutte le femmine vanno in estro più o meno contemporaneamente circa una volta al mese. La funzione della sincronizzazione dell'estro sta nel fatto che, in tal modo, le cucciolate del branco nascono tutte nello stesso periodo e i piccoli partoriti contemporaneamente hanno migliori probabilità di sopravvivenza; nei leoni, infatti, l'allattamento è comunitario e, mentre la madre è a caccia, un cucciolo può essere nutrito da un'altra leonessa.

Le leonesse provvedono al sostentamento del branco, cacciando in gruppo o da sole e dividono la preda, oltre che con le compagne e i cuccioli anche con i maschi adulti, che spesso si servono per primi.
In cambio i leoni maschi vigilano il branco perché, per allevare i loro piccoli, le madri hanno bisogno per più di due anni della loro protezione dalle molestie dei maschi adulti estranei.


Leone e leonessa tra simbolo e cultura

 
Nella struttura sociale dei leoni si intravvedono alcune analogie con la struttura sociale umana di tipo tradizionale, e dato che l'uomo ha sempre creato esseri ibridi con animali temuti e venerati al tempo stesso, non è strano che il leone trovi posto fra questi. Le statuine di uomini con la testa di felino (risalenti ad un periodo che va da 32.000 a 34.000 anni fa) avevano probabilmente lo scopo rituale di appropriarsi dello spirito e della forza dell'animale.
Il mito dei poteri sovrannaturali del leone sopravvive ancora oggi: in alcune parti del mondo si crede che consumando o indossando parti del corpo di un leone si possa in breve riavere la forza perduta, curare le malattie e addirittura ottenere immunità dalla morte.

Presso le antiche civiltà storiche il leone era spesso simbolo di divinità in prevalenza femminili, e molto spesso era associato al Sole. Nel Tibet la leonessa è conosciuta come Senge Dong-ma e Tara, in India è denominata Simhavaktra,
Dal mondo selvaggio dell’Africa centrale, forse dal Sudan, gli egizi dovevano aver importato il culto originario della leonessa, che poi sublimarono nelle loro sofisticate dee dal corpo di donna e dalla testa leonina, come Sekhmet o alcune manifestazioni di Het Hert (Hathor), Tefnut, Mehit e altre.

Nella ricchissima ed articolata religione egizia, il Sole era associato o si sovrapponeva, al simbolo del leone, che era quindi considerato come un altro simbolo del sole stesso. Il simbolo del leone nella Sfinge egizia (nella sua variante chiamata dagli egiziani “siriana”: un leone con ali e volto di donna) ha sicuramente una relazione con la costellazione del Leone.
 
Nel Medio Oriente antico, la dea leonessa è stata denominata Anat, Ashtoreth, Astarte. Presso i sumeri si conoscevano Ereshkigal o Inanna, associate al leone alato e presso gli ittiti Hebat. Chiu-Shou è una divinità cinese, che era un leone che assumeva fattezze umane. In Grecia Cybele guida un carro trainato da leoni, come Giunone a Roma.

Spesso tali divinità erano rappresentate in piedi sul dorso del grande felino, oppure erano sedute su un trono a forma di leone, la prima immagine di questo tipo è probabilmente quella risalente al Neolitico, VII millennio a.C. in Anatolia, a Catal Huyuk, e cioè una statuina femminile seduta su un trono con leonesse come braccioli.

I denominatori comuni di tutte queste dee leonesse, o leonine, sono l’associazione con il sole, con la regalità, la capacità di nutrire, l’indipendenza, l’energia, la potenza, la distruttività.
 


           
Anat   Ishtar   Sekhmet   Mehit   Hathor   Lilith   Inanna

 

       
Ereshkigal   Cybele   Cybele   Hecate   Giunone
 
In passato il leone fu simbolo di giustizia. Gli antichi dicevano che esso non si avventava sulla preda, se non spinto dal bisogno impellente di nutrirsi. Si raccontava inoltre che il leone sapeva mostrarsi riconoscente per un bene ricevuto, al punto tale che gli uomini lo additavano ad esempio di giusta gratitudine. Nel Medioevo le cause di giurisdizione civile ed ecclesiastica venivano discusse e risolte sui sagrati delle chiese, dinanzi a portali incorniciati da leoni di pietra; i giudizi venivano formulati secondo la nota formula “inter leones et coram populo”, cioè tra i leoni e il popolo presente. Ma leoni e leonesse di granito, da molto tempo prima, montavano la guardia a Micene o dinanzi a templi egiziani, babilonesi, indiani e, nelle credenze religiose orientali, i leoni non chiudono mai gli occhi.

       
Micene Grecia   Hattusa Turchia   Mesopotamia Iraq   Matera IT   Massa Marittima IT
 

Il mito da noi più conosciuto raffigura la prima delle dodici fatiche di Eracle, l’uccisione del leone di Nemea. La belva aveva origini incerte, forse divine, ed imperversava nella foresta che circondava la città di Nemea vivendo in una grotta, dalla quale partiva per le sue scorribande omicide.
Eracle affrontò l'animale ma le sue frecce non scalfivano nemmeno la sua pelle, perché era invulnerabile a qualsiasi arma. Dopo lunga lotta Eracle riuscì a soffocarlo a mani nude. Poi lo scuoiò con i suoi stessi artigli e ne indossò la pelle, usandone la testa come elmo.
Il mito di Eracle costituisce una prova del legame tra il Mito Solare e quello del Leone: infatti il semidio, rappresentazione eroica della divinita' solare, drammatizza la lotta tra il lato positivo della luce e quello delle forze oscure.
In questo senso si puo' pensare al Mito del Sole-Leone come ad un originario mito iniziatico. Eracle dopo avere ucciso il leone Nemeo, ne riveste la pelle intera, avendo attuato la vittoria sulla cieca violenza, e simbolicamente rivestendosi egli stesso di questa duplicità.


Deserto e Leone sono tradizionalmente associati.
Secondo il "Fisiologo" (un antico compendio di fisiologia animale), alla nascita i cuccioli del leone sarebbero inanimati e verrebbero destati alla vita con un ruggito. Ecco perché il ruggito del leone e della leonessa è così possente: per ridestare i leoncini dal loro sonno nel deserto.


Ciò che è passivo, soprattutto nel cuore (per l'associazione cuore-leone), immobile e addormentato, ciò che crea il deserto in noi, può essere risvegliato dal ruggito sulfureo del leone, dalla passione.
Nel deserto della burocrazia moderna, della bruttezza urbana, delle banalità, dell'aridità professionale e ufficiale, iI risveglio del leone interiore, guardiano dei desideri, incendia l'anima e la ridesta alla vita.
Cuor di Leone, si dice... perché il cuore del leone è come il Sole: rotondo, forte, integro.
Se un Cuore di leone arde al centro del nostro essere, irradia attorno. Il cuore del leone ha un tale gusto per la vita, una tale affinità con il mondo, che il suo pensiero è tutt'uno con la volontà e si dispiega nel mondo, assiso in trono come un re, giallo come il sole, forte come un ruggito, fisso come un dogma.
I suoi aspetti decisivi sono la fede; il pensare e agire insieme; il pensiero baldanzoso che spinge alla battaglia - infatti Marte cavalca un leone rosso.
Tutto ciò che d'improvviso si illumina, attira la nostra gioia, si accende di bellezza, è lo zolfo alchemico, leonino, che infiamma il cuore e lo provoca ad uscire.




Sono classicamente associati ai leoni (e alle divinità leonine) l'oro, i re, il colore rosso, la nota Sol, lo zolfo, il calore.
Nell'araldica europea il leone è uno degli animali maggiormente ricorrenti, spesso rappresentato in posizione eretta e con il corpo di color oro o rosso.


           
Visconti   Mantegna   Marsiglia   ?   Crowley-Harris   Bellenghi   Arkaura

Nei Tarocchi la lama XI, la Forza, presenta una figura femminile affiancata da un leone, evidentemente dominato.
L’aspetto interessante è che nella maggior parte delle raffigurazioni non vi è senso di lotta fisica e appare piuttosto che la forza esercitata dalla donna sia di natura intellettuale, spirituale o emozionale.



Leone e leonessa in astrologia

 
Visibile da dicembre a giugno, Leo è una delle più grandi figure del cielo e l'immagine poligonale tracciata dalla posizione dei soli che la compongono dà l'idea di un animale di gran forza che guarda verso occidente.
Il Leone occupava una posizione di primaria importanza quando le costellazioni furono create, perché segnava il Solstizio d'Estate simboleggiando la suprema vittoria della luce sulle forze delle tenebre: posizione questa che più tardi, a causa della precessione degli Equinozi, perse in favore del Cancro prima e dei Gemelli poi (oggi è il 21 giugno), ma che fu sua dal 4000 al 2000 a.C.

Gli antichi arabi, prima dell'introduzione dell'astronomia greca, crearono la più grande figura stellare mai creata: si trattava di un enorme leone che cominciava da un lato con le stelle dei Gemelli, si estendeva su Cancro, Leone attuale e Vergine, fino alla Bilancia, a nord raggiungeva le stelle dell'Orsa Maggiore e a sud quelle dell'Idra. A questa iperbolica costellazione venne dato il nome di Asad, il Leone, che i nuovi astronomi trasferirono all'odierno Leone.

Il Leone, tuttora segno dominatore dello Zodiaco, è domicilio del Sole, stella centrale del nostro sistema planetario, che si impone con tutto il suo corredo simbolico: regalità, virilità, attivisimo, spreco energetico, generosità ecc.
Il Sole nell’oroscopo rappresenta l’Io, l’uomo, il partner maschile, il potenziale energetico e il desiderio di dominio, nonché l’eventuale carisma necessario a mantenerlo.
Ma il segno del Leone interpretato al femminile esprime “la Leonessa” con una calda vitalità radiante e il costante bisogno di essere considerata. L’energia creativa è colorata da un senso di spettacolarità e di grandiosità. Motivata da un bisogno di essere riconosciuta per la propria generosità, la leonessa irradia fiducia e incoraggiamento: riesce a dare vita ad ogni iniziativa, sostiene e nutre la comunità.


Il rito della Leonessa

 
Suono di tamburi tribali. Notte calda, stelle, luna piena oppure, all’inverso, solleone e arsura.
Cercate assolutamente di essere all’aria aperta, ci deve essere spazio: bene un prato, un campo. Se proprio non potete trovare un posto all’aperto, ripiegate su una stanza abbastanza grande e sgombera, per potervi muovere.
Scegliete con cura la musica, un ritmo africano, in crescendo e animato, meglio se suonato dal vivo. Scegliete il brano con cura. È bene accendere un fuoco o almeno una candela.

Invocate Nyavirezi, chiamandola dalla direzione del Sud, del Fuoco.

Si comincia con la posizione del felino addormentato, sdraiatevi a terra su un fianco e quando comincia la musica iniziate con stiramenti, strusciamenti contro un tronco, una roccia (l’angolo del divano), sbadigli… la coda è già spuntata… si muove piano, flessuosa. Con fluidità di movimenti vi sollevate bocconi, mani e ginocchia in terra, stirate le zampe anteriori, una per una, poi le posteriori, all’indietro. Inginocchiate a quattro zampe, sul ritmo del tamburo inarcate e flettete la schiena, uno, due, uno due… fin quando il ritmo entra nella pelle.

In piedi ora: recuperate le vostre vere gambe di donna ma mantenete la coda e le zampe anteriori e la testa leonina.
Il tamburo incalza, lasciatevi andare, muovete i fianchi, graffiate, ruggite. Gli occhi sono felini e magnetici, il corpo è forte e orgoglioso, la mente veloce.

Se siete sole è ora di andare a caccia.
Date forma ai vostri desideri e alle vostre necessità, vedeteli come prede sparse nella savana. Piano, in silenzio, avvicinatevi sottovento. La preda è lì per voi, vi spetta di diritto, siete la regina: avete facoltà di prendere ciò che veramente vi occorre. Scattate in velocità, correte lunghi passi raccogliendo e distendendo le zampe, balzate con precisione, afferrate strettamente… godete la vittoria!

Se invece c’è con voi un compagno che ha voglia di fare il leone (forse meglio in questo caso stare al chiuso!), iniziate la danza d’amore, mordete, arretrate, balzate di fianco, scartate, offritevi e negatevi… è la leonessa che conduce il gioco sottile.
Decide lei come andrà a finire…

Potete continuare il gioco in molte situazioni: con le amiche formando un branco solidale che danza e caccia in allegria, con i vostri figli-cuccioli rotolandovi con loro sul lettone o in spiaggia, vestendo una istantanea pelle di leonessa quando il vostro capufficio vi sta umiliando (non occorre rispondergli, se siete connesse con la Dea, basterà inviargli un felino sguardo di ammonimento), oppure quando vi viene alle labbra un sonoro “mavaffàn…” e invece lo trasformate in un vero ruggito di avvertimento, quando vi annoiate a fare la spesa nel megacentro commerciale e il fustino per la lavatrice al prezzo migliore diventa una preda da stanare.

L’importante è “sentirsi” nella pelle della leonessa, fare appello alla propria regalità, alla propria determinazione, al proprio potere interiore.
Dopo non sarà difficile, con le parole o senza, chiedere di essere considerata Leonessa anche da quelli che vi amano.
Con rispetto.


© 2005 Testo e ricerca di Maria Giusi Ricotti


Qualsiasi riproduzione, senza esplicito consenso dell'autrice, è vietata.

Revisione del 15 agosto 2007.


L'AUTRICE

Maria Giusi Ricotti, grafico editoriale e ceramista, nata a Milano. Per amore è approdata molti anni fa in Sardegna, dove vive con la sua famiglia e lavora.

È fondatrice di Il Calderone Magico che è - oltre che un sito web ed una mailing list di spiritualità femminile - un laboratorio artigiano nel centro storico di Cagliari.

mariagiusi@ilcalderonemagico.it
http://it.groups.yahoo.com/group/ilcalderonemagico
Il Calderone Magico - laboratorio - Corso Vittorio Emanuele 349/351, Cagliari



Traduzione, ispirazione, bibliografia

Immaginario medievale a cura di Felice Moretti, da http://www.mondimedievali.net/Immaginario/leone.htm
L'Anima del mondo e il pensiero del cuore, J. Hillmann, ed Adelphi
http://www.jh-author.com/precat.htm
http://www.paleolithicartmagazine.org/pagina62.html
http://www.crystalinks.com/sekhmet.html
http://www.ilcielodinut.it/
http://www.hethert.org/wandering.htm
http://www.angelfire.com/va/goddesses/sekh.html
http://www.fuoricampo.net/astro_leone.html
http://www.taote.it/newcine/disney/leonef.htm
http://www.racine.ra.it/planet/testi/leone.htm
Il piacere è astrologicamente sacro, di Mariagrazia Pelaia, da http://www.programmiastral.com/pelaia46.pdf
http://web.peacelink.it/kalama/chisono.html
http://www.taote.it/newcine/disney/leonef.htm




IMMAGINI

Elaborazioni di M.G.Ricotti
http://www.egyptgiftshop.com/egyptian_papyrus_paintings.html
Lionwoman di Susan Seddon Boulet tratta da http://mystic-caravan.com/boulet.htm
Proud Mother by Ruane Manning tratta da http://www.allposters.com/-sp/Proud-Mother-Posters_i417006_.htm
http://www.passeart.it/nyavirezi.html
http://home.wanadoo.nl/a.heer/GroteArcana/VIII_Kracht.htm
http://www.nieznany.pl/
http://l-pollett.tripod.com/
http://www.sassiweb.it/duomo/
http://www.edicolaweb.net/irak_26g.htm
http://it.encarta.msn.com/media_461530043/Porta_dei_Leoni_Micene.html
http://www-personal.une.edu.au/~rrelke/inanna.htm
http://www.dl.ket.org/latin3/mores/religion/cybele_statue.htm
http://www.dl.ket.org/latin3/mores/religion/cybele_statue.htm
http://www.tesoridiroma.net/monumenti_roma/barberini_colosseo.html
http://198.62.75.1/www1/ofm/sbf/segr/ntz/2005Turchia/hattusa.html
http://www.blogigo.de/aegyptischer_Pfad
http://www.arch.unipi.it/dottorato/English/conf2004.asp
http://www.safarisonline.co.uk/Kenya_Safaris.htm







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