La distruzione ha portato dolore, morte, disastro e porterà in futuro altre disgrazie, come la speculazione edilizia, la politica degli affari sospetti ecc.
Ma questo video delle Iene ci invita a riflettere sulla nostra civiltà, sulla società che abbiamo costruito e che ci ingabbia e ci imprigiona, tanto che solo la distruttività di un terremoto riesce a cambiare i rapporti sociali, le modalità di relazione, le abitudini cristallizzate.
In ambito pagano si parla spesso degli aspetti positivi della distruttività, della necessità di spazzare via per ricostruire.
Pubblico questo video perché aiuti a riflettere noi, non terremotati, su cosa potremmo spazzare via e distruggere nella nostra vita per trovare delle migliori relazioni con i nostri simili... per costruire una società migliore... magari, senza aspettare che sia un terremoto a farlo!!!
Lo pubblico anche come tributo
alla popolazione abruzzese: sofferente, ma infinitamente bella e fiera.
E, per onestà, sotto al video pubblico anche un'altra versione
della situazione (giuntami tramite giro di email) assai meno positiva;
penso che le due realtà convivano... in una situazione generale
che è molto difficile e che non durerà certo poco...
Abruzzo, oggi è il 20 aprile 2009. Da far girare, per onore di verità
Per molti Abruzzesi lo sguardo è congelato all'alba del 6 aprile
2009.
Io, fisso il mio sull'ennesimo sorriso paterno e rassicurante del nostro
Presidente del Consiglio, che campeggia sul paginone centrade Il Centro,
quotidiano locale e che ancora una volta (pure quando un minimo di decenza
richiederebbe moderazione), fa sfoggio di capacità ed efficienza
facendo grandi promesse nella speranza che si dimentichi il prima possibile
(si sa gli italiani hanno memoria moooolto corta), che fin al 5 aprile
nel meraviglioso piano casa che si intendeva varare a imperitura soluzione
della crisi economica, di norme antisismiche nemmeno l'ombra...
Vi scrivo da Colle di Roio (AQ) uno dei paesini colpiti dal sisma del
6 aprile 2009. Il mio paese. Trovo molto difficile fare ordine nel turbinio
di pensieri che mi gonfiano la testa, ma ci proverò. E scrivo
questa nota perchè credo che solo uno strumento quale la rete
permetta di conoscere altre verità, senza mediazioni se non dell'autore.
Il nostro campo è abitato da circa trecento persone, distribuite
in una quarantina di tende. Tornati da una vacanza mai iniziata, abbiamo
cercato di dare un contributo alle attività di gestione della
tendopoli che, nel frattempo, (era passata già una settimana
dall'inaspettato evento), era andata sviluppandosi.
Come sapete non sono un tecnico, né ho esperienza di gestione
logistica e di personale in situazioni di emergenza e quanto vi racconto
può essere viziato da uno stato di fragilità emotiva (immagino
mi si potrà perdonare). Il fatto è, che a fronte di uno
sforzo impagabile profuso da molte delle persone presenti nel nostro
campo (volontari della protezione civile, della croce verde/rossa, vigili
del fuoco, forze di polizia etc...), inarrestabili fino allo sfinimento,
ci siamo trovati, o sarebbe meglio dire ci siamo purtroppo imbattuti,
nella struttura ufficiale della Protezione Civile stessa e nel suo sistema
organizzativo.
La splendida macchina degli aiuti, per quanto ho visto io, poggia le
sue solide e certamente antisismiche basi, sulle spalle e sulle palle
dei volontari; il resto dà l'impressione di drammatica improvvisazione.
E non perché non si sappia lavorare o non si abbiano strumenti
e mezzi, ma semplicemente ed a mio parere, perché si è
follemente sottovalutato il problema fin dall'inizio.
Se è vero che il terremoto non è prevedibile è
altrettanto vero che tutte le scosse precedenti (circa trecento più
o meno violente prima dell'inaspettato evento) dovevano rappresentare
un serio monito. Perché non è servito il fatto che due
settimane prima del sisma alcuni palazzi presenti in via XX settembre
a L'Aquila, poi miseramente sventrati, erano già stati transennati
perchè le scosse che si erano susseguite fino a quel momento
(la più alta di 4° grado, quindi poca cosa...) avevano fatto
cadere parte degli intonaci e dei cornicioni... Una persona minimamente
intelligente, a capo di una struttura così grande quale la protezione
civile, avrebbe dovuto schierare i propri uomini alle porte della città,
come un esercito, pronto a qualsiasi evenienza.
Ed invece mi trovo a dover raccontare che le prime venti tende del nostro
campo se le sono dovute montare i cittadini del paese (ancora stravolti
dal sisma), con l'aiuto di una manciata di instancabili volontari; che
manca un coordinamento tra i singoli gruppi presenti; che la segreteria
del campo (che cerchiamo di far funzionare), è rimasta attiva
fino a ieri con un Pc portatile di mia proprietà, acquistato
"sia mai dovesse servire", e con quello di un volontario;
che siamo stati dotati di stampante e telefono ma per la linea Adsl
(in Italia ancora uno strano “coso”...) stiamo ancora aspettando
e quello che siamo riusciti a mettere in piedi è merito dell'intelligenza
di qualche giovane del posto e dei suoi strumenti tecnici; che abbiamo
dovuto chiamare chi disinfettasse e portasse via mucchi di vestiti perché
arrivati sporchi e non utilizzabili; che fino dieci giorni dal sisma
avevamo un rubinetto per trecento persone, nessuna doccia, circa 20
bagni chimici e nessun tipo di riscaldamento per le tende. Vi ricordo
che in Abruzzo ed a L'Aquila in particolare la primavera fatica ad arrivare
e che anche in queste notti la temperatura continua ad essere prossima
allo zero.
Non ci si può quindi stupire che molte persone, la maggior parte
delle quali anziane (e non tutte con la dentiera...), cocciutamente
ed in barba alle direttive che vietano di rientrare nelle case, continuano
a fare la spola dalla tenda al bagno di casa. Potreste obbiettare che
tutto sommato e visti i risultati raggiunti nel seguire più di
quarantamila sfollati questi problemi sono inevitabili e bisogna solo
avere pazienza. Condivido il ragionamento.
Quello che mi lascia stupita, che la gente non sa e che gli organi di
informazione si guardano bene dal dire è che tutta la macchina
si basa all'atto pratico, sulla volontà ed il cuore di persone
che lasciano le loro case e le loro famiglie e che non pagate, cercano
di ridare un minimo di dignità e conforto a chi, a partire dalla
propria intimità, ha perso tutto o quasi.
La protezione civile che molti immaginano (alla Bertolaso per intenderci)
non esiste nei campi, almeno non nel nostro.
I volontari si alternano perché obbligati ad andarsene dopo circa
7 giorni. Cosa comporta tutto questo? Che ogni settimana si vedono facce
nuove con la necessità di ricominciare a conoscersi ed imparare
a coordinarsi; che il capo campo cambia anche lui con gli altri e quindi
può avere esperienza o meno; che spesso, ed è il nostro
caso, la gestione di alcune attività è affidata ai terremotati
perché non viene inviato personale apposito, con inevitabili
problemi, invidie acrimonie e litigate tra...poveri.
Volete un esempio cristallino della disorganizzazione? La nostra psicologa,
giunta al campo per propria cocciuta volontà, è rimasta
anche lei solo una settimana. Vi immaginate quale può essere
l'aiuto ed il sostegno che una persona addetta può dare e quale
fiducia può riscuotere per permettere alle persone di aprirsi,
se cambia con cadenza domenicale???
A questo si aggiungano l'inesperienza di molte persone (spesso e per
fortuna sconfitta dalla volontà di far bene) e le tristi e umilianti
dimostrazioni di miseria umana che ci caratterizzano e che risultano
ancora più indecenti ed inaccettabili in casi di emergenza.
Qualcosa di buono però ragazzi l'ho imparato. Ho imparato che
per la richiesta di materiale devo inviare un modulo apposito e che
a firmare lo stesso non deve essere il capo campo, la cui responsabilità,
fortuna sua, è solo quella di gestire trecento vite, trecento
anime, più tutti coloro che ci aiutano dalla sera alla mattina,
ma serve il visto del Sindaco, oppure del presidente di circoscrizione
oppure di un loro delegato (pubblico ufficiale). Noi dopo aver speso
due giorni per individuare chi dovesse firmare questi benedetti moduli,
sappiamo che dobbiamo prendere la macchina e quando serve (ovviamente
più volte al giorno), raggiungerlo al comune.
Un'ultima noticina. Due giorni fa la Protezione civile si è riunita
con gli esperti, ed ha ritenuto che non vi siano motivi di preoccupazione
relativamente alle dighe abruzzesi (la terra trema ogni giorno). Ora
ricordandomi che analoga sicurezza era stata espressa all'alba di una
scossa di quarto grado e pochi giorni prima che il nostro inaspettato
evento facesse trecento morti e azzerasse l'economia e la vita di migliaia
di persone...ho provveduto, poco elegantemente, ad eseguire il noto
gesto scaramantico...
Però dei regali li ho ricevuti. Sono le lacrime di molte delle
persone che hanno lavorato alla tendopoli, trattenute a stento nel momento
dei saluti; sono le parole e gli sguardi dei vecchi del paese, che mescolano
dignità e paura, coraggio e rassegnazione, senza mai un lamento.
Un'altra cosa. Vi prego chiunque di voi possa, prenda il treno l'aereo
o la macchina e si faccia un giro per L'Aquila e dintorni. Le tendopoli
non sono tutte come quelle a Collemaggio.
Scoprirete il livello di falsità che viene profuso a piene mani
dagli organi di comunicazione oramai supini e del livello di indecenza
del nostro presidente del consiglio che prima con lacrime alla cipolla
e poi con sorrisi di plastica distribuisce garanzie e futuro a chi,
vivendo in tenda e saggiando sulla pelle la situazione, sa che sono
tutte balle.
I morti sono serviti subito per mostrarsi umano e vicino alle famiglie,
ma ora è meglio dimenticarli in fretta..Via via...nessuna responsabilità,
nessun dolo. I pm sono dei malvagi... ricostruiamo in fretta... forza
la vita è bella, vedrete, tra un mese sarete tutti a casa...
Conoscete i nomi delle famiglie che doveva ospitare nelle sue ville?
Le virtù umane travalicano gli eventi, le sue miserie non hanno
confini. Se volete vi prego fortemente di inviare questa mail a quanti
vi sono amici. La stampa nazionale si è guardata bene dal pubblicarla.
Un saluto a tutti.
Laura
La Mailing List del Calderone
magico ha organizzato una raccolta di fondi (ed anche di cose
necessarie) che viene gestita DIRETTAMENTE e SUL POSTO da una delle
Sorelle del Calderone Magico, aquilana e terremotata...
Chi
volesse fare anche una piccolissima offerta (o avesse indumenti in buone
condizioni e libri di narrativa per bambini da spedire) può mettersi
in contatto in privato con mariagiusi@ilcalderonemagico.it,
per avere le coordinate per i versamenti o le spedizioni.