ATTIS |
Attis era un giovane amato da Cibele,
la dea frigia chiamata anche la Grande Madre. La ninfa Nana, incantata da questo albero,
depose sul proprio ventre un frutto e si addormentò sotto le
sue fronde. Magicamente la mandorla la fecondò e lei mise al
mondo un figlio, Attis il bello. |
Agdistis
(che era ormai soltanto una donna e aveva perso la sua qualità
di ermafrodita) aveva intanto preso il nome di Cibele. Vide Attis e
concepì per lui un amore totalmente esclusivo tanto da non perderlo
mai di vista. Attis spendeva il suo tempo sulle morbide curve della dea, impegnato sempre in voluttuosi e appassionati amplessi. La dea non si stancava mai di ricoprirlo di attenzioni, di suonare per lui la lira... ma il giovane e ingrato Attis, stanco di quelle meravigliose giornate, decise di fuggire e cercare altre gioie in una donna terrena. Attis era convinto che le alte fronde di un pino potessero nascondere il suo tradimento ma la dea Cibele, al cui occhio nulla poteva sfuggire, sorprese il suo grande amore in un amplesso con una donna mortale. Attis invaso dal rimorso impazzì, si evirò e morì per le ferite. Dal suo sangue nacquero le viole. |
Cibele prostrata dal dolore lo trasformò il suo corpo in un pino. La dea ordinò che ogni anno Attis fosse pianto e che in sua memoria solo gli eunuchi fossero ammessi al suo culto. Altre fonti sostengono che Cibele, principessa di Frigia, avesse avuto un figlio da Attis e che suo padre, il Re Meione, avesse fatto uccidere Attis e il neonato. Cibele impazzita sarebbe fuggita per la campagna, piangendo Attis e accompagnandosi con un tamburo fino alla morte. Quando furono colpiti da una carestia i Frigi vennero a sapere da un oracolo che dovevano seppellire Attis e fondare il culto di Cibele. Allora la dea resuscitò con il suo amante morto e tutti e due furono adorati in Frigia. |
La storia di Attis e della autocastrazione è il motivo di
un carmina di Catullo nel quale un giovane si evira mentre è
caduto in estasi durante i riti in onore di Cibele e poi rimpiange
amaramente il suo gesto. La castrazione è un mito universale
diffuso. Il potere regale, divino, veniva trasmesso con l’evirazione,
con la “perdita” dello sperma che fecondava la terra. |
Il culto di Cibele fu adottato
dai romani nel 204 a.C., verso la fine della loro lunga guerra contro
Annibale. Nel loro sconforto, una profezia risollevò gli animi;
la profezia diceva che l’invasore sarebbe stato scacciato dalle
terre italiche quando la "Grande Dea dell’Oriente" fosse
stata portata a Roma. Allora degli ambasciatori romani vennero mandati a Pessinunte, dove si dice che i cittadini affidarono alle loro mani, la piccola pietra nera che incarnava la forza incontrastata di Cibele. La Dea arrivò a Roma verso la metà di aprile e si mise subito all’opera: infatti mai come quel’anno i raccolti furono abbondanti! Cibele portò con sé anche il culto del suo grande amore Attis nella sua nuova dimora d’Occidente: i romani ben conoscevano gli evirati sacerdoti di Attis. L’Imperatore Claudio fece un passo in avanti, incorporando il culto frigio del pino sacro e con esso probabilmente anche i riti orgiastici di Attis nella religione riconosciuta di Roma. |
Il
22 marzo veniva tagliato un pino che in seguito veniva trasportato nel
tempio di Cibele dove veniva trattato come grande divinità. L’albero
Sacro veniva ornato di ghirlande di viole. Nel secondo giorno pare che
la cerimonia principale consistesse nel suonare. Il terzo giorno, il
sommo sacerdote di Attis, si incideva le braccia offrendo così
il proprio sangue in sacrificio. Al suono di cembali, di tamburi che facevano battere violentemente il sangue nel cuore, dal lamento di flauti e dal bordone dei corni, rapiti in danze vorticose, i sacerdoti minori si infliggevano tagli sul corpo spargendo sull’altare e sull’Albero Sacro sangue, che sgorgava copioso. Quel tipo di rito con probabilità faceva parte delle lamentazioni per Attis, allo scopo forse di rinvigorirlo affinché potesse ritornare in vita. |
Si pensa che i novizi, in quello
stesso giorno del sangue, sacrificassero la propria virilità.
In seguito i genitali venivano interrati nelle stanze ipogee sacre di Cibele
dove, come per il sacrificio del sangue, venivano forse considerati capaci
di richiamare in vita Attis e così di affrettare la rinascita della
natura che in quel periodo schiudeva i suoi boccioli profumati ai teneri raggi
del sole.
La morte di Attis era solo un passaggio. La sua resurrezione veniva annunciata
la notte del 25 marzo.
Dopo i Tristia (giorni del dolore per Attis), nei giorni degli Hilaria (allegria)
imperava per le strade una generale sfrenatezza. I giorni del sangue venivano
dimenticati e la festa si concludeva con l’abluzione dell’immagine
d’argento della Dea Cibele, con il volto di pietra nera e scabra nel
torrente Almone.
Così ogni anno, nella gioiosa primavera si celebrava la morte e la
rinascita di Attis.
Al di là di queste funzioni pubbliche
vi erano di certo la presenza di cerimonie segrete o misteriche tese a
mettere i novizi di Attis a stretto contatto con il loro dio. Non vi sono
molte informazioni sulla natura di questi Misteri ma pare che comprendessero
un pasto sacramentale e un battesimo di sangue. Un devoto, coronato d’oro e di fiori, scendeva in un pozzo la cui imboccatura veniva poi coperta da una grata, sulla quale veniva accompagnato un toro inghirlandato di fiori che veniva sacrificato. Dal suo corpo sgorgava copioso il sangue che inondava il piccolo pozzo bagnando il novizio. Una volta ricoperto del sangue sacrificale, il novizio riceveva gli omaggi dei suoi confratelli, come colui che è rinato a vita eterna grazie al sangue del toro. Numerose epigrafi in merito a quei riti, furono trovati a Roma durante le opere di ampliamento della Basilica di S.Pietro. |
Tracce di questi culti, chiamati
Attideia sono presenti in colonie come Egnazia, città della
Puglia.
Vi è nel mito di Attis e Cibele un “ritorno” e un ponte
giuntore con altri miti come quello di Adone che simboleggia la giovanile
bellezza maschile ma anche la morte ed il rinnovamento della natura.
Attis,
che era chiamato il figlio unigenito e salvatore era adorato dai Frigi
uno dei popoli più antichi dell'Asia Minore. Da essi egli veniva
rappresentato come un uomo legato ad una pianta, ai piedi della quale
c’era un agnello. Lattanzio fa dire ad Apollo di Mileto che:
“Egli era un mortale secondo la carne; saggio in opere miracolose;
ma, essendo stato arrestato da una forza armata per comando dei giudici
Caldei, egli subì una morte resa amara da chiodi e pali”. Nel festival di Attis il 22 di Marzo veniva abbattuta una pianta di pino ed una effige del dio veniva affissa ad essa simboleggiandone la morte. Tre notti dopo i sacerdoti trovavano la tomba di Attis illuminata dall’interno ma vuota, poiché nel terzo giorno Attis era risorto. Il dramma di Attis era tanto simile alla storia cristiana che i cristiani furono costretti a ricorrere all'argomento pretestuoso che il diavolo aveva creato il culto di Attis prima dell'avvento di Gesù per ingannarne i seguaci. |
La storia di Attis, il figlio di dio Frigio
crocifisso e risorto, è datata secoli prima di quella del salvatore
Cristiano. |
TRATTO DA
http://www.fainotizia.it/2007/04/20/attis-di-frigia-uno-dei-miti-da-cui-deriva-il-cristianesimo
http://www.myspace.com/acharyas
http://web.ltt.it/www-latino/catullo/canti7.htm
IMMAGINI
Thymiaterion (incensiere) di terracotta
da Tarso, I o II secolo a.C., Louvre tratto da http://www.mariateresalupo.it/testidiriferimento/bibliotecastorica2.html
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