PELE

di Maria Giusi Ricotti

Pele è la grande dea-vulcano delle isole Hawa’i, identificata con il vulcano Kilauea, situato sull'isola grande di Hawai'i.
Il Kilauea (il nome significa "la diffusione"), ha avuto sessantuno eruzioni nei periodi storici, compresa quella iniziata nel 1983 che ancora continua. E’ uno dei vulcani più attivi nel mondo, forse il più attivo. Da quando l’eruzione corrente è iniziata il vulcano ha aggiunto più di 70 acri di nuova terra all’isola.

Della dea Pele in alcune leggende polinesiane si racconta che fosse originaria di Tahiti, da dove era fuggita per sottrarsi all’ira della sorella Na-maka-o-kaha'i, la dea dell’oceano, infuriata perché Pele le aveva sedotto il marito.
Pele ha molti altri fratelli e sorelle tra cui la sua favorita è la sorella più giovane Hi'iaka, patrona della hula, la danza hawaiana (il video di Hula linkato è un ottimo accompagnamento durante la lettura di questa pagina: vi consiglio di cliccare per aprirlo).
Pele è ben nota per il suo temperamento ardente ed i suoi molti amanti e i suoi molti nemici.
Celebre per i suoi idilli appassionati non meno che per il suo temperamento focoso, Pele si manifesta tuttora in molte forme agli abitanti delle isole: di solito viene segnalata sulla strada che taglia attraverso il parco nazionale di Kilauea nelle sembianze di una donna seducente, bellissima come la Luna. Alcuni sostengono invece che somigli a una terribile megera vestita di bianco, con la pelle brunita e raggrinzita come ruvida lava.
Quale che sia l'aspetto che la dea scelga per palesarsi, nessuno dissente sul suo carattere fiero

Infatti è ancora sorprendentemente oggetto di molto rispetto nelle isole Hawaii ed è uso portarle in offerta alcune bacche rosse di piante locali, che avrebbero il magico potere di calmarla.

 

Pele, come vulcano, detiene un’enorme potenza distruttrice e, contemporaneamente, creatrice.

 
Il suo nome significa “lava fusa” ma viene chiamata anche Pele-honua-mea "donna della terra sacra", Pele-ia-honua "mangiatrice di terra" e Hanaia'i-Ka-malama di Hina "la donna che lavora nella luna", quest’ultimo indica l’aspetto di Pele nella sua forma umana.

Alle Hawai ci sono dei cristalli verdi che vengono custoditi gelosamente come lacrime della dea Pele. Sono di
peridoto che è ancora prodotto dalle eruzioni dei vulcani delle Hawaii (l’isola di Ohau ha persino delle spiagge fatte di granelli di questo minerale). La leggenda locale vuole che la disgrazia si abbatterà su chiunque si azzarderà a sottrarre uno solo di questi ciottoli al suo regno.


Il mito

Una bellissima storia della dea Pele è raccontata nel lunghissimo romanzo “Hawaii” di James Michener. Tenterò di riassumerla ma consiglio la lettura del romanzo che è di grande fascino.
La storia narrata nel libro scorre dagli albori della formazione geologica delle isole, fino al XX secolo.
Ad un dato momento si narra che
ai tranquilli abitanti dell’arcipelago di Tahiti una casta sacerdotale crudele e corrotta, per questioni di potere, impose il sanguinoso culto del nuovo - ed unico - dio Oro.
Non tutti riuscivano però ad accettare supinamente questa divinità crudele, che richiedeva numerosi e cruenti sacrifici umani. Fu così che un manipolo di una sessantina di pacifici uomini e donne, fedeli alle antiche divinità, capeggiati da Tamatoa - re di Bora Bora - e dal suo intrepido fratello minore Teroro, abbandonarono l’arcipelago.
Vararono una grandissima canoa a doppio scafo costruita secondo antiche tradizioni marinare e attraversarono l'oceano per cercare una nuova terra, dove ricominciare a vivere in pace, lontano dalla follia sterminatrice della casta sacerdotale.

Un’avventura del tutto incerta: intorno solo migliaia di miglia di oceano sconfinato e tempestoso e, come guida, soltanto le parole di un antico canto marinaro, trasmesso oralmente dagli antenati, che vagheggiava di terre lussureggianti al di là del grande mare.
Con loro gli esuli portarono gli antichi dèi Tane e Ta’aroa, (rispettivamente dio del vento e dio dell’oceano) rappresentati da due sacre antichissime pietre.

Partirono con provviste, animali e piante da far crescere nella nuova terra - che speravano di trovare a nord - dove avevano intenzione di vivere pacifici, senza più guerre di religione, né sacrifici umani.
Prima di partire interpretarono numerosi auspici, decifrarono sogni, controllarono e ricontrollarono il loro carico mille volte per essere sicuri di non aver dimenticato nulla.
A lungo navigarono guidati dalla costellazione dei “Sette Piccoli Occhi”, ripetendosi le strofe della canzone marinara per rincuorarsi quando pensavano di essere perduti fra le onde. Patirono la fame e l’incertezza del viaggio, ma dopo ben cinquemila miglia di oceano - arrivati quasi al limite della disperazione - riuscirono a trovare la loro nuova terra, l’isola vulcanica deserta che battezzarono Havaiki (Hawai’i).

 
L’isola era di una bellezza mozzafiato, con il suo mare cristallino e un alto monte che si specchiava nelle acque.
Fu solo quando il monte si rivelò per quello che era, un vulcano, che questi eroici navigatori ed esploratori si resero conto di aver dimenticato a Bora Bora una cosa importantissima: la Pietra Rossa, l'effigie della dea più antica, Pele, la dea del fuoco, la protettrice degli uomini appassionati.
Infatti mentre la popolazione cominciava ad ambientarsi nella nuova terra la dea cominciò a richiamarli facendosi notare in diversi punti nell’isola deserta, apparendo in forma di donna, con espressione triste e lanciando muti sguardi di allarme agli esterrefatti pionieri.
 

Un giorno il vulcano iniziò ad eruttare lava e i polinesiani, avvertiti per tempo da un ciuffo di “capelli” della dea (una produzione lavica filiforme che viente tutt'oggi proiettata dal cratere) riuscirono a salvarsi per un soffio, rifugiandosi in alto mare sulla canoa, con i loro animali e le loro preziose sementi.

Fu così, che sfidando nuovamente l’oceano, Teroro decise di ripetere il viaggio (al confronto del quale le imprese di Colombo con le caravelle non sono che una gita fuori porta).

Tornò
a Bora Bora col solo scopo di riprendersi la protezione dello spirito di Pele racchiuso nella Pietra Rossa e reinstaurare la dea dimenticata e detronizzata sulla nuova terra di Hawaiki, dove una volta ripristinata nel suo ruolo verrà effettivamente venerata per secoli, e fino ancora ai giorni nostri, come spirito del Vulcano e più conosciuta divinità delle isole Hawaii.

 


Il Mana


Il
Mana per gli hawaiani è una forza invisibile e misteriosa della natura, una sorta di “stato di grazia”. Benché tutte le cose e tutti gli esseri viventi lo contengano inizialmente, è facile perderlo e deve essere custodito con molta cura.
Gli hawaiani riconoscono diverse qualità di questo nutrimento spirituale che può essere ceduto ad altri, acquistato, infuso negli oggetti ed usato per effettuare atti magici. Senza
Mana le circostanze sono sempre molto difficili,
Tutto il
Mana viene originato dalle divinità. Si crede che loro ne abbiano immense riserve, da cui attingono per ripartirlo fra gli uomini.


La devozione

 
Pele è la dea più drammatica della mitologia hawaiana.
Risiede nei cuori e nelle menti hawaiani come rappresentazione suprema della maestà del Vulcano.
E’ la personificazione di tutte le emozioni femminili forti: la sua natura è descritta come impetuosa, passionale, gelosa, imprevedibile e capace di furia improvvisa e di grande violenza.
La sua è, ovviamente, una personalità vulcanica, ma non sarebbe corretto definirla soltanto come dea del Fuoco o della distruzione: principalmente è una dea della Terra e la sua distruttività è considerata creativa, poiché i vulcani con le loro eruzioni generano la nuova terra che viene velocemente colonizzata dalla flora e dalla fauna selvatiche.

Con le sue esplosioni Pele rappresenta l’aspetto “maschile” ed attivo/creativo contenuto nel principio femminile - normalmente trattenuto - che erompe di sorpresa.
È una dea appassionata che guida i suoi devoti verso una saggezza attiva. Custodisce e protegge le emozioni, anche quelle generalmente censurate, e insegna il valore della trasmutazione generando nuova terra con ogni emissione di lava. Infatti le eruzioni vulcaniche sono significativamente produttive di nuovi territori e dove passa il fuoco (l'ira di Pele) si genera una nuova fertilità, territorio per nuove fioriture.


Il momento dell’invocazione

 
Pele arriva nella nostra vita per riaccendere i fuochi di passione.
Non è un passaggio indifferente e quando arriva porta cambiamenti importanti e nuovi territori da esplorare.

Se la vogliamo chiamare, un momento adatto è quando ci rendiamo conto di aver trattenuto troppo dentro di noi e di aver bisogno di trasformare e liberare i sentimenti controllati.
E’ un’ottima amica che ci aiuta a rialzarci quando siamo stati “seduti” troppo a lungo e abbiamo consolidato noiose e troppo tranquille abitudini. Pele è nemica della routine e della vita anestetizzata.
Quando è tempo di svegliare la nostra consapevolezza ed entrare nella coscienza completa dobbiamo guardare in faccia la realtà, smettendo di alimentarci di illusioni e testimoniare a noi stessi la nostra verità.
Con Pele arriva il momento di lasciar esplodere il nostro potenziale, che sia un sogno o una collera repressa: buttare fuori l’energia, agitare e generare un nuovo terreno.

Pele dice che quando ci svegliamo dal nostro sonno, siamo in grado di generare il mondo!

Questa dea è amica e protettrice anche delle donne vulcaniche e attive, che nel loro continuo generare vita intorno a sé conoscono anche le eruzioni della collera e se ne rammaricano. Ricorda loro che un temperamento forte è segno di Mana, lo stato di grazia naturale, ed insegna loro a convogliare le eccessive esplosioni di energia in forza creativa.


La voce della dea

  "Ero qui prima che la vita esistesse. Sarò qui dopo la che la vita sarà estinta."



Meditazione per chi non si sfoga mai

Andate in un posto tranquillo per un’oretta. Accendete una candela profumata rossa. Scegliete una musica polinesiana o un ritmo di tamburi. Distendetevi, chiudete gli occhi e rilassatevi. Una volta pronti, visualizzatevi mentre camminate su un sentiero che porta ad un grande vulcano. Mentre camminate fate attenzione a ciò che vi circonda: prima la natura e gli animali, poi, man mano che avanzate verso il vulcano, il calore, il paesaggio deserto, le esplosioni di lava fusa.

 
In un certo momento, dal centro del cratere sopra di voi, emerge una grande figura di donna tra gli schizzi di lava. Parlandovi da lontano, con la voce alta e potente, vi ferma improvvisamente e vi chiede con insistenza di conoscere lo scopo della vostra chiamata.
Osservatela, vedete come la sua immagine è generata dal fuoco e come genera il fuoco intorno a sé.
E’ Pele.

Dite a Pele che siete venuti a lei, per cercare aiuto.
Pele vi risponde che vi aiuterà, ma solo se sarete sinceri e parlerete schiettamente di voi e della vostra vita.
Conformemente alla tradizione delle isole voi le offrite una manciata di bacche rosse come segno di rispetto.
Pele vi chiede:
"Dimmi la tua storia! Chi sei e che cosa ti ha portato qui da dove dovresti essere ora?"
"Chi ti ha ferito e non puoi perdonare? "
"Cosa c’è nella tua vita che fa prosperare il timore?"

Rispondete a questa e alle altre domande di Pele, in modo sincero, senza timidezza, a voce alta per farvi sentire bene, rivivendo tutte le vostre sensibilità ed emozioni, permettendo ai vostri sentimenti di emergere. Ogni volta che racconterete di voi come vittima, o parlerete delle vostre frustrazioni o delle trappole che avete dovuto affrontare nella vostra storia, vedrete l'irritazione Pele che è solidale con voi, partecipa al vostro racconto, e l'intero vulcano esplode in fiamme, la terra intorno a voi brontola e trema.
La dea vi sta mostrando la sua passione ed empatia verso di voi.

Manifestatele il vostro rammarico, il risentimento, il rimpianto, le vostre false illusioni: lei ascolterà tutto e voi vedrete i vostri dispiaceri trasformarsi in fuoco rovente, in schizzi di cenere e lapilli, in lava e poi raffreddarsi nella pietra.
Osservate le vostre amarezze ora ai vostri piedi, come la dea ve le ha restituite: un terreno solido su cui potete camminare.

Finite questa meditazione ringraziando la dea per la trasformazione e discendete la montagna, osservando come dalla nuda terra lavica si stia sviluppando la vita, come ad ogni passo aumentino la terra, le piante, i fiori che si alimentano dei ricchi minerali nella cenere sottostante.
Tornate alla realtà rinforzati dal
Mana di Pele.

LA COLLERA, Il Rito del falO'

La passione della collera può essere una pulsione utile per aiutarci a migliorare la nostra vita. La capacità di Pele di presentarsi ora come una vecchia grinzosa ora come una donna ammaliatrice ci rivela lo sconvolgimento che la collera può suscitare nell'animo femminile, evidenziando il disagio e il raccapriccio che proviamo quando siamo in preda all'ira.

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Troppo spesso la nostra società giudica negativamente la donna che dà voce alla sua collera. Fra i due sessi esiste un duplice parametro di valutazione quanto mai sbilanciato: se un uomo alza la voce o perde le staffe è «autoritario», mentre una donna è «emotivamente instabile», «isterica» o peggio.

La vicenda di Pele fornisce un antidoto a queste distorte valutazioni spiegandoci che la nostra collera non è solo degna di essere manifestata, ma talvolta è anche divina. Ci spiega che la nostra ira ci sta comunicando qualcosa, qualcosa che dobbiamo ascoltare.

Per invocare la fiera passione di Pele, allestite un falò in onore della dea. Utilizzatelo come un'opportunità per approdare in un porto sicuro, dove avrete modo di elaborare la collera.

Invitate alcune amiche che siano interessate a esplorare con voi questo sentimento. Indossate abiti comodi e pratici.
È necessario che ognuna individui precedentemente - per portarlo al rito - un oggetto evocativo, qualcosa che le susciti una rabbia furiosa, qualcosa che sia fortemente evocativo di un fatto, un episodio o una abitudine che le faccia letteralmente perdere le staffe...
Questo oggetto potrebbe essere un effetto personale oppure qualcosa di simbolico; a ogni modo dovrebbe essere qualcosa che si sia pronte a sacrificare a Pele.

Per compiere questo rito, disponetevi in cerchio con le vostre amiche, in una grande superficie all'aria aperta.
A turno, raggiungete il centro dei cerchio, vicino al falò pronto per essere acceso, e mostrate il vostro oggetto. Mentre lo esibite, comunicate al gruppo le sensazioni irritanti che vi suscita e perché.
Non reprimete nessuna delle parole che sentite di dover dire, anche se dovessero suonare pesanti. Se sentite che il vostro corpo è scosso per la rabbia, muovetevi con lui. Non soffocate le vostre emozioni. Se volete pestare i piedi o urlare, fatelo.
Lasciate che Pele si esprima attraverso di voi.
Poi posate l'oggetto sulla legna non ancora accesa.

Quando ognuna di voi avrà finito di parlare, accendete il falò. Osservate le fiamme che lambiscono il cielo, trascinandosi appresso la vostra collera.

Mentre il falò brucia, immaginate che la lava di Pele stia trasformando tutto ciò che vi ha fatto incollerire. Soffermatevi sulle risposte che essa vi fornisce per aver trasformato la rabbia in azione. Scrutate le fiamme che si tramutano in calore, fumo e in cenere, fenomeni cari a Pele.

Se siete da sole, come variante, potete eseguire il medesimo rito chiamando pele a testimone del vostro racconto e della vostra collera. Esprimetevi comunque ad alta voce.




Ohi’a Lehua, il fiore della dea
(Polymorpha Metrosideros)



Nelle isole hawaiane si sviluppa in una vasta gamma di habitat: depositi di lava, foreste, paludi… ed ogni ambiente ha la sua specifica vegetazione.
Il primo fiore che cresce nella trasformazione del terreno lavico è l’
Ohi’a Lehua, che proviene dalla stessa famiglia della Guaiava. L'altezza, la pianta può variare da piccolo arbusto ad albero. Le foglie sono semplici, ovali, di colori variabili dal rossastro-grigio al verde lucido ma sempre di colore argenteo nel lato posteriore.
Le foglie costituivano un ingrediente per un tonico hawaiano molto popolare che veniva prodotto mischiando foglie giovani rossastro-cremisi di
Ohi’a Lehua con la corteccia della radici ed altri frutti locali.

Oggi è possibile coltivare questa pianta anche in Europa, chiedendola a un vivaio con il nome di
Polymorpha Metrosideros e piantarla nei nostri giardini come omaggio a Pele.

Si diceva, nei periodi antichi, che il dio hawaiano Ku risiedesse in questa pianta e che l'albero avesse una voce umana e un gemito che potevano essere sentiti quando veniva tagliato. Per questa ragione veniva scolpito esclusivamente dagli artigiani esperti e, solo dopo moltissimi rituali e preghiere, il suo legno scuro e resistente veniva usato per le sculture votive e le offerte.
L'albero era così sacro che le popolazioni native non osavano cogliere un ramo o un fiore senza aver prima ottenuto il permesso dagli Dei tramite i capi dei loro villaggi.

Alle Hawai il fiore di Ohi’a Lehua è l'argomento di molte canzoni e racconti. È considerato sacro a Pele perché cresce su una pianta che colonizza i terreni lavici e perché il suo aspetto ricorda proprio una piccola eruzione di lapilli infuocati.

 
È un fiore associato all’amore (anche al grande amore per la natura dei polinesiani) e ai doni fra gli innamorati, ma questa è una tradizione più tarda: pare che sun giorno Pele avesse incontrato un bellissimo giovane chiamato Ohi’a. Voleva averlo come suo innamorato ma lui le confessò che faceva all'amore con un'altra ragazza, Lehua.
Pele stizzita lo trasformò nel triste albero grigio e senza fiori chiamato
Ohi’a. Ma Lehua, la ragazza, era terribilmente disperata e supplicò a lungo Pele di restituire al giovane la sua forma umana. Pele rifiutò di tornare sulle sue decisioni ma promise di riunirli e, con l'ennesimo gesto di creatività, trasformò Lehua nel fiore rosso bellissimo che ora adorna l'albero di Ohi’a Lehua.

Da allora, quando chiunque coglie anche un solo fiore di Ohi’a Lehua, piove... perché il cielo piange per gli amanti che vengono separati.






© 2005 © 2007   Testo e ricerca di Maria Giusi Ricotti
Riassunto e interpretazione dal libro
“Hawaii”
di James Michener - edizioni Bompiani - a cura di Maria Giusi Ricotti


Qualsiasi riproduzione, senza esplicito consenso dell'autrice, è vietata.

Revisione del 15 febbraio 2009.

L'AUTRICE

Maria Giusi Ricotti, grafico editoriale e ceramista, nata a Milano. Per amore è approdata molti anni fa in Sardegna, dove vive con la sua famiglia e lavora.

È fondatrice di Il Calderone Magico che è - oltre che un sito web ed una mailing list di spiritualità femminile - un laboratorio artigiano nel centro storico di Cagliari.

mariagiusi@ilcalderonemagico.it
http://it.groups.yahoo.com/group/ilcalderonemagico
Il Calderone Magico - laboratorio - Corso Vittorio Emanuele 349/351, Cagliari

 

Ispirato, liberamente tradotto o interpretato da

Hawaii, James A. Michener, Bompiani
La Dea interiore, Kris Waldher, Xenia
The Dark Goddess: Dancing with the Shadow, The Dark Goddess: Dancing with the Shadow, The Crossing Press
http://www.thaliatook.com/pele.html
http://www.gemstone.org/gem-by-gem/italian/peridot.html
http://www.powersthatbe.com/goddess/hawaiian/pele.html
http://www.sergeking.com/HAM/pele.html
http://www.matrifocus.com/LAM02/spotlight.htm
http://www.splash.net.au/goddess2/goddesspele/goddess.html



IMmagini trattE da

Pele, goddess of fire, as portrayed in a mural at the Jagger Museum on the rim of Kilauea tratto da http://www.biosbcc.net/ocean/marinesci/02ocean/hwgeo.htm
Pele di Susan Sheldon tratto da http://farhorizons.net/Pagan/hawaiian.htm
http://www.healingstars.com/pages/goddesses/pele.htm
http://lodging4vacations.com/volcano-hawaii-rental/
http://pubs.usgs.gov/dds/dds-80/album.html
http://www.angelfire.com/me5/tatyana/pele.htm
http://www.cst.cmich.edu/users/dietr1rv/mimetoliths/http://www.lehuaukulele.com/lehua_flower.html
http://peledreaming.com/about-pele.html
http://www.starchildglobal.com/starchild/matrix2.html
http://kapiolani.hawaii.edu/object/ohiaplant.html












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