Quando sono seduta
sulla soglia di una taverna
,
Io Ishtar, la dea,
Sono prostituta, madre, sposa e divinità.
Sono ciò che si chiama Vita;
Benché voi la chiamate Morte.
Sono ciò che si chiama Legge
Benché voi la chiamate Emarginata.
Io sono ciò che voi cercate
E quello che avete ottenuto.
Io sono ciò che avete diffuso
E ora raccogliete i miei pezzi

Inno alla dea Ishtar, 875 a.C.


    ISHTAR


Ishtar è il pianeta Venere che appare prima del sole e dopo il tramonto.
Mantiene la luce nelle tenebre e anticipa l’alba.
In questo senso unisce gli opposti.
                                                                                                                                          Pietro Mander

Ishtar venne considerata prevalentemente come dea dell’amore, descritta come colei che non poteva essere mai soddisfatta dai suoi numerosi amanti. Come dea della natura essa era la Luna nel suo aspetto fertile e procreativo mentre, come madrina dei raccolti, venne identificata con la costellazione della Vergine ma, soprattutto, fu associata al pianeta Venere, l'astro più luminoso del cielo, se si eccettuano il Sole e la Luna.

Il pianeta Venere era comunemente conosciuto con due nomi: Stella del mattino e Stella della sera, perché è visibile per due o tre ore prima del sorgere del Sole o per due o tre ore dopo il suo tramonto.

Ishtar come Stella del mattino e figlia del Sole fu immaginata guerriera fredda e crudele, astro che annuncia la venuta del nuovo giorno portatore di nuove sfide.
Come Stella della Sera, figlia della Luna, fu la dea dell’amore che attira l’uomo verso la donna, e la divinità in onore della quale si praticò maggiormente la ierogamia nei templi.
  ishtar_dea

IL MITO DI ISHTAR

I Sumeri, inventori del primo alfabeto, il cuneiforme, ci hanno fatto pervenire i documenti scritti più antichi della manifestazione orientale della Grande Madre. Inizialmente fu venerata come Nana, la dea della vita e della natura, della fecondità e della nascita. Era adorata specialmente nella città di Uruk, nella Mesopotamia meridionale, dove sorgeva il suo tempio, l’Eanna, la Casa del Cielo, ed era raffigurata nuda con forme molto sviluppate, nell’atto di comprimersi con le mani il seno. Poi, in queste terre, Nana (Inanna?) diventa per motivi sconosciuti Ishtar, figlia del dio-luna Sin, spesso invocata con l’appellativo rivelatore di “Signora di Eanna”.
Il nome Nana è però rimasto in alcune zone dell’Africa, come presso gli Yoruba della Nigeria e i Fon del Benin come dea della Terra.

tammuz  
Ishtar in origine fu la dea della vegetazione che rinverdisce dopo il freddo inverno: così è descritta in una saga chiamata “il Pellegrinaggio di Ishtar”, nella quale si narra che la dea si innamorò di Tammuz, un giovane che fu ferito mortalmente da un cinghiale durante il solstizio estivo. Ishtar regnava su tutti i cicli o mesi lunari dell’anno; la fertilità dell’anno, tutto ciò che era nato durante i dodici mesi, veniva considerato un suo frutto. Questa idea era splendidamente espressa nella credenza che suo figlio, Tammuz, fosse la vegetazione di tutta la terra. Nel mito, col sopraggiungere della virilità, Tammuz divenne l'amante di Ishtar. Al tempo del solstizio estivo, egli moriva e scendeva nell’oltretomba (In Mesopotamia, il rigoglio primaverile ha vita molto breve, bruciato dal sole estivo, e per questo la morte di Tammuz non avveniva in autunno ma all’inizio dell’estate).

Così anno per anno, Tammuz periva e discendeva nel mondo infero. Alla sua morte, la dea, e tutte le donne con lei, prendevano il lutto nel mese chiamato con il suo nome, Tammuz. Il lutto rituale per Tammuz richiamava il digiuno annuale dei lamenti per la morte di Adone. Il lutto di Ishtar per Tammuz (o di Inanna per Dumuzi, o di Afrodite per Adone) è l’origine mitica del digiuno delle lamentazioni, che costituì un rituale di primaria importanza nella religione della Grande Dea. Il Ramadan, una delle cerimonie religiose più importanti del mondo islamico, corrisponde al lutto per la morte di Tammuz.

Ishtar e tutte le donne, dunque, prendevano il lutto per Tammuz, e infine essa intraprese il pericoloso viaggio nella Terra del Non Ritorno, per liberarlo. La Terra del Non Ritorno era allora governata dalla sorella di Ishtar, Allatu (o Ereshkigal) - che rappresenta l'alter ego, il lato oscuro, nascosto o ombra della dea, con il quale Ishtar si deve confrontare per portare a compimento il suo viaggio negli inferi (il tema del doppio oscuro, spesso ricorrente quando le divinità si recano nel mondo ctonio).

Allatu fece attraversare alla sorella sei diverse "porte" e ad ognuna di queste impose che gli ornamenti con i quali la dea era solita presentarsi venissero tolti, poiché nel mondo degli Inferi si poteva accedere soltanto nudi e senza armi di difesa/offesa: il guardiano la privò della corona che portava sul capo, poi degli orecchini, della collana di perle e dello splendente pettorale d'oro e di pietre preziose, infine le tolse la cintura, simbolo del perpetuarsi della vita; per ultimi gli anelli e l'abito. Man mano che le venivano tolte le sue insegne la dea veniva privata della sua forza, cosicché sua sorella Allatu la poté fare sua prigioniera.

Mentre Ishtar era negli inferi, sulla terra cadde una terribile depressione e disperazione. Durante la sua assenza non poteva essere concepito nulla. Né gli uomini, né gli animali, alberi o piante potevano moltiplicarsi, e, cosa ancora peggiore, non lo desideravano neppure. Il mondo intero sprofondò in una sorta di inattività senza speranza, in lutto... in attesa del suo ritorno.
Intervenne Ea (il signore degli dei) che ordinò ad Allatu-Ereshkigal la liberazione di Ishtar e di Tammuz.
Soltanto dopo il ritorno di Ishtar e Tammuz sulla terra la fertilità e il desiderio sessuale si riattivarono.

Il simbolismo astronomico è palese: la Terra (Ishtar) si unisce con il sole primaverile (Tammuz) e si copre di verde; il sole ardente dell’estate (il cinghiale) uccide la gentilezza della primavera, nuovi semi vengono interrati (i due amanti nell’oltretomba) e dopo l’inverno sterile il ciclo ricomincia.

Tratto e adattato da La costellazione della Vergine di Annalisa Ronchi http://www.racine.ra.it/planet/testi/virgo.htm e da I Misteri della Donna di Esther Harding - Edizioni Astrolabio



La ierogamia e LA cosiddetta "PROSTITUZIONE SACRA"

La ierogamia (dal greco "matrimonio sacro") era un rito che simboleggiava l'accoppiamento o sizigia (congiunzione) tra due divinità.

Solitamente celebrato in primavera, era un antico rituale simbolico, i cui partecipanti assumevano le caratteristiche delle divinità, impersonandole. Con la loro unione garantivano fertilità a loro stessi, alla terra ed al popolo. Il rito era spesso praticato dal monarca e dalla personalità che guidava la religione dominante.

Nella religione sumera, per esempio, in una fase della Festa del Nuovo Anno, uno dei riti consisteva nello hierogamos, cioè l'unione sacra del dio e della dea, la cui conseguenza era quella di rinnovare la vita umana, animale e vegetale, sulla terra.

tammuz  
Vi sono stati ritrovamenti archeologici che documentano come il tempio di Ishtar ad Assur abbia coniato piccole targhe di piombo raffiguranti una Ierogamia.
Ma il rapporto sessuale nei templi non avveniva soltanto fra il re e la sacerdotessa: infatti per motivi religiosi si concedevano ai visitatori sacerdotesse, schiave ed anche donne libere in visita al tempio.
In quelle epoche in questi rapporti sessuali l’aspetto religioso prevaleva su quello erotico. Per gli antichi quella che oggi viene denominata "prostituzione sacra" era una pratica religiosa: in quei tempi la nudità del corpo umano non creava scandalo e lo stesso si può dire dell’atto sessuale. Le antiche culture, non conoscendo repressione, consideravano l’espressione sessuale una iniziazione non solo nei Misteri ma anche nella società stessa. Le ierodule (che oggi vengono chiamate prostitute sacre), officianti nello hierogamos, erano considerate sacerdotesse nel rito dell'unione fra umano e divino. Spesso avevano un alto stato sociale ed erano riverite per la loro istruzione. Alcune divennero persino regine: l’imperatrice Teodora, moglie di Giustiniano, iniziò la sua carriera come ierodula del tempio. Ed anche Elena, madre di Costantino, lo era stata prima di diventare imperatrice e santa cristiana.

La prostituzione venne, invece, considerata immorale dal Giudaismo e in seguito dal Cristianesimo. Poiché le ierodule occupavano una posizione significativa nel paganesimo, le religioni monoteistiche svilirono i loro riti indicandoli come mera sessualità mercenaria. Furono, dunque, le grandi religioni monoteistiche ad opporsi ad una pratica additata come degradante per la donna. Ma gli uomini di chiesa non volevano eliminare completamente la prostituzione (che infatti, in maniera assai più degradante sopravvive in ogni moderna civiltà): volevano solo amputare i suoi significati spirituali.

È degno di essere ricordato quanto avveniva presso gli Assiri. Questi facevano obbligo ad ogni donna di andare una volta nella vita a offrirsi nel tempio. Nei periodi prescritti le donne, dopo essere giunte nello spazio sacro, si mettevano a sedere e aspettavano che un visitatore facesse la sua scelta mettendo una moneta sul grembo della prescelta. Questa moneta veniva consegnata in seguito al tempio; alcuni di questi templi accumularono così enormi ricchezze.
Erano numerosi i luoghi sacri dell’area mediterranea nei quali veniva praticata la ierogamia: greci, babilonesi, assiri, fenici, etruschi. Si ricordano in modo particolare il tempio di Venere ad Erice, in Sicilia, e il tempio di Afrodite a Corinto, in Grecia. In quest’ultimo tempio vi era un migliaio donne, le cui tariffe erano particolarmente elevate. I bambini nati dai loro rapporti sessuali restavano nel tempio.
La prostituzione sacra fu praticata fino al secolo scorso anche in alcuni templi indiani a beneficio dei pellegrini. Solo nel 1950 le autorità la vietarono.

Un possibile esempio moderno di ierogamia è nella religione Wicca, in cui i participanti a volte prendono parte a quello che è chiamato il Grande Rito, più spesso celebrato nella notte di Beltane (1 maggio). In questo rito (che può avvenire pubblicamente all'interno di una congrega ma molto più spesso avviene nel privato di una coppia) un uomo e una donna, assumendo le identità di un Dio e di una Dea, fanno sesso per celebrare l'unione delle divinità come amanti e la concezione del nuovo Dio solare che nascerà a Yule. È essenzialmente un rito di fertilità, che vuole simbolizzare l'inseminazione della Madre Terra.

Tratto e adattato da http://it.wikipedia.org/wiki/Ierogamia e da http://www.siciliaviaggi.com/albatros/?p=1307


IMMAGINI
Astarte da pagan Gods di john Singer Sargent http://jssgallery.org/Paintings/BPL/Pagan_Gods_detail_Astarte.htm
Ishtar, Museo del Louvre
Inanna e Dumuzi tratta da http://www.bibleorigins.net/illustrationofGilgameshAndEnkidu.html
Ierogamia, statuina in legno rinvenuta in sepolture risalenti al IX-VII sec a.C., Museo di Verucchio, Rimini
tratta da http://www.archeobo.arti.beniculturali.it/mostre/verucchio_potere_morte.htm








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