EPONA di Maria Giusi Ricotti
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Epona potrebbe essere la personificazione di un antico culto reso ai cavalli,
un culto comune ai popoli venuti dalle praterie dell'Asia centrale: popolazioni
tribali venute dalloriente, che si espansero lungo la valle del Danubio
in Europa centrale ed occidentale, popolazioni tra le quali non sorprenderebbe la venerazione
di una divinità legata ai cavalli, perché gli equini erano vitali
per un popolo errante (finché non emergono reperti precedenti, si può ipotizzare
circa 4.500 anni fa in Europa laddomesticamento
più antico del cavallo, ad opera dei pastori che abitavano
lattuale Ucraina, fra Polonia e Romania. A rivelare la data approssimativa
sono stati resti ossei di cavalli datati con il carbonio, rinvenuti sepolti
insieme a manufatti per equini, come - per esempio - un morso in corno
di cervo).
Le popolazioni tribali associavano le energie maschili della natura con gli animali
cornuti: da qui le divinità maschili taurine e caprine. Gli equini
venivano invece collegati con le funzioni femminili di consolidazione e di
fertilità. Epona è per antonomasia la divinità femminile protettrice dei cavalli. Il suo nome deriva infatti dalla parola celtica "epos" che significa appunto "cavallo" - epa al femminile, cavalla. |
Per i celti il cavallo era molto importante, al punto tale che essi non ne
mangiavano per alcun motivo le carni.
Epona era una delle divinità più venerate e, tra le sue altre
funzioni, conferiva la sovranità.
La "Dea dei cavalli" celtica racconta di un popolo dalla mentalità
profonda, legato ad una concezione magica del creato e alla tradizione dei
rituali druidici.
Il culto di Epona era diffuso soprattutto in Gallia e in Renania tra le tribù
degli Edui, dei Lingoni e dei Treveri, ma comparve anche in aree più
remote come la Britannia e l'Iberia. Anche in Romania ed in Iugoslavia si
sono trovate delle iscrizioni che la citano come divinità.
I re irlandesi celebravano una cerimonia della nascita simbolica
da Epona sotto forma di un puledro bianco, durante le cerimonie di proclamazione
della loro regalità. In altre cerimonie, gli stessi re si coniugavano
ritualmente con la dea Epona nel matrimonio sacro, per legittimare il
proprio potere.
Epona è lunica dea celtica adottata dai romani.
La dea poteva assumere l'aspetto di una donna, di una cavalla, oppure quello
di un fiume in piena; le sue immagini compaiono in molti contesti celtici,
ma ci sono molte variazione e localizzazioni. Infatti, se è vero che
la sua adozione come dea romana ha contribuito a spargere il suo culto in
tutto il territorio dellImpero, il fatto stesso rappresenta un importante
esempio dellinfluenza celtica sulla civilizzazione romana: Epona era
l'unica dea celtica importata ufficialmente a Roma dove ha avuto anche in
suo onore un festival. Alcune epigrafi indicano che molti suoi devoti erano membri delle unità di cavalleria (nonostante normalmente fossero le divinità romane maschili ad essere associate ai cavalli e la cavalleria fosse certamente un dominio maschile a Roma). Infatti più che una dea della cavalleria romana era la protettrice di chiunque lavorasse o avesse rapporti d'affari concernenti i cavalli. La dea comunque presiedeva soprattutto la salute e la fertilità degli animali. Montava lateralmente, alla maniera antica femminile e niente, nel linguaggio figurato, consente di definirla una divinità di guerra. Epona reggeva spesso oggetti di fertilità e nutrimento, piuttosto che armi: un piatto da cui un puledro si alimenta, della frutta o una cornucopia. Veniva rappresentata sempre in compagnia di uno o più cavalli, con ceste di grano o frutta ai suoi piedi, in alcune raffigurazioni portava appesa alla cintura una chiave come simbolo della sua capacità di aprire le porte dell'oltretomba e di favorire così la "rinascita". Epona era associata anche all'acqua dei fiumi e al latte, nutrimento essenziale per i Celti ed - oltre che ai cavalli - agli asini, ai muli e ai buoi. |
Il simbolo del cavallo con un cavaliere in groppa è uno psicopompo
del viaggio finale delle anime.
Nel regno della vita e in quello della morte, Epona è un simbolo di indipendenza,
di instinto e delle capacità vitali di consolidamento e di intuito.
Rappresenta anche il carattere dei cavalli: gioia di vivere, indipendenza
e potenza di natura. Epona è spesso associata alle dee Rhiannon del Galles e Macha dellIrlanda: in tutte le leggende legate a queste due divinità sono ritratte le qualità eroiche femminili, pronte alla dedizione. Nel medioevo cristiano la figura di Epona era ancora venerata come santa protettrice dei cavalli mentre il simbolo del cavallo bianco è stato assorbito dalliconografia cristiana come simbolo di purezza e tuttora molti santi sono raffigurati su cavalli bianchi. |
Liconografia
Epona di St. Germain Epona
di Bregenz Epona
di Alesia Epona
di Budapest
Come dea lunare, Epona tiene tra le mani una cornucopia, simbolo
di abbondanza e di energia vitale. Spesso nutre i cavalli con frutta, mais
o con mele ed è sempre ritratta a fianco di almeno un cavallo, oppure sulla
sua groppa. Spesso è con un gruppo numeroso di cavalli. Altre volte
la si vede in compagnia di un puledro che mangia tra le sue mani da una patera o che dorme vicino agli zoccoli della cavalla da lei montata.
E comune che compaiano dei cani o degli uccelli che la seguono.
Gli uccelli spesso sono tre, si dice provenienti dallaldilà,
dalla patria degli dei, e che la loro canzone abbia la forza magica
di far risuscitare dalla morte o di guarire dalla tristezza e dal dolore.
A volte è nuda, a volte indossa un ampio mantello.
Cera un santuario dedicato a lei in Borgogna, una regione particolarmente
ricca di sue immagini.
Una statua di Epona proveniente da Alesia nellest della Francia (uno
dei suoi centri di culto originari) è un esempio del suo modo
di montare lateralmente allantica maniera femminile.
Ci sono inoltre statue che la mostrano insediata in un trono, con due puledri
di lato (Epona da Schwarzenacker).
Spesso intorno alle sue immagini vi sono delle rose e sappiamo da Apuleio
(Lasino doro) che le rose fresche venivano offerte sui suoi altari
allinterno delle scuderie. L'abitudine di piantare rosai vicino alle
scuderie era diffusa in Italia fino ad inizio del secolo... ma la rosa di Epona
è la Rosa Canina, selvatica. |
Era venerata anche sotto laspetto di cavalla bianca, molto probabilmente
perché il bianco è stato sempre considerato un colore "puro",
con connotazioni spirituali profonde, ed anche perché nei cavalli era
raro. Il culto del cavallo certamente si era sparso in Gran Bretagna dall'età del bronzo. La più famosa delle antiche raffigurazioni equine, il cavallo bianco di Uffington, è stato datata intorno 1400 a.C. Questa figura intagliata in profondità nel gesso solido di una collina del Berkshire, descrive la sagoma stilizzata di un cavallo, unita ad elementi di uccello e di drago. |
Molti ipotesi sono state fatte sulla provenienza di questa figura, alcune
collegate ad una grande sconfitta dei danesi, ma soprattutto alle figure mitiche
dei principi Hengist e Horsa ("stallone" e "cavalla"),
tuttavia è possibile che il culto del cavallo fosse presente in questo
luogo dal periodo neolitico.
Il cavallo di Uffington è abbastanza chiaramente femminile (come sono
tutte le raffigurazioni antiche di cavalli bianchi in Britannia).
La devozione
La protezione degli equini non è il solo campo di azione di Epona.
Come dea dei cavalli Epona aveva speciale forza e significato, era simbolo
di regalità, dimportanza e valore materiale. Molte immagini la
descrivono come dispensatrice di nutrimento e la cornucopia dellabbondanza,
che ricorre nella sua iconografia, estende il suo potere in tutti i campi
della prosperità. Inoltre ha grandi poteri terapeutici connessi con la sofferenza degli animali di cui è protettrice, ma anche con la protezione degli esseri umani che con gli stessi animali hanno frequentazioni. Epona è sicuramente stata in origine una dea dei cavalli, ma la sua funzione, oggi, include i poteri delle acque risanatrici, il nutrimento delle creature, e la custodia del riposo delle anime dei morti. Per analogia, inoltre è protettrice di tutte le creature forti e amanti della vita selvaggia, sportiva, dellimmersione nella natura, di chi ama correre e saltare, viaggiare o intraprendere un cammino (anche spirituale), di chi è forte e indipendente, di chi possiede uno spirito indomito. |
Purtroppo non è rimasto niente degli antichi miti a lei connessi, tanto
che addirittura sembra che il suo culto non avesse misteri speciali (pur essendo
molto popolare), ma anche se le fonti storiche del suo culto passato sono
perdute, non è difficile capire QUANDO ci può essere vicina:
in tutte le donne esiste una creatura selvaggia e forte, molto potente anche
se sommersa, che aspira a correre nel vento libera, annusando i profumi dei
fiori. E in tutti gli uomini cè una potenza serena e costante,
una forza pacifica, tranquilla e invincibile nascosta sotto gli strati culturali.
Queste creature, piene di energia senza stress, che vivono profondamente sotto
la nostra pelle di tutti i giorni, devono molto a Epona e da lei sono nutrite:
a lei il potere di farle emergere!
Con la rinascita di interesse nella Vecchia Religione, le basi
per la nuova religione Wicca poste da Gardner nello scorso secolo e la relativa
rivalutazione del divino al femminile, Epona potrebbe cominciare a riemergere
dalle ombre riprendendo il suo legittimo posto nella nostra spiritualità,
dopo gli anni di esilio che sono stati riservati a tutte le divinità
più antiche.
La meditazione
Per avvicinarsi a Epona il modo più efficace è di cercare un
maneggio; ormai ce ne sono quasi dappertutto (ma cercatene uno dove i cavalli
siano amati e bentrattati!). Generalmente i visitatori sono ben accetti, se educati. Dopo qualche visita non vi sarà difficile accarezzarli mentre sono nei box, a riposo e sporgono la testa curiosi di voi: il probabile vostro senso iniziale di timore sarà superato dallattrazione per la loro quieta bellezza. Offrite loro delle mele. Abbracciatene uno, meglio se femmina, sentite la flessibilità del suo collo, la forza immensa e dolce dei muscoli. State in ascolto. Guardate i suoi occhi dolcissimi e profondi, invocate su di voi il suo spirito: la potenza di Epona. Magari continuerete così per altre visite, magari vi verrà voglia di concedervi una lezione e di montarlo |
In alternativa, se non cè maneggio o avete timore insuperabile
dei grandi animali, concedetevi una bella corsa a piedi in un prato, saltellando
come quando eravate piccoli, nitrite, sbuffate, saltate, scalciate, mettetevi
al trotto e al galoppo
sentitevi liberi e selvaggi, forti, sudati e
felici!
Neanche questo vi convince?
Allora provate con una poesia:
Dove nel vasto mondo cè aristocrazia senza arroganza? Dove lamicizia senza linvidia? Dove la bellezza senza vanità? Qui dove la grazia si accoppia con la forza, e la violenza viene domata dalla dolcezza. Il regno del cavallo. da http://eponas-playground.com/italiano/indice.html |
Per meditare nel web
Il tempio virtuale di Epona:
inanna.virtualave.net/epona
Il mito
Nessun mito vero e proprio di Epona è sopraggiunto a noi. Secondo una
leggenda pare che fosse la figlia di una cavalla e di un uomo e che, diventata
dea, poteva ammettere la forma umana o quella equina indifferentemente. Il suo cavallo era magico poiché, per quanto il suo passo apparisse lento e regolare, i cavalli più veloci non erano mai in grado di raggiungerlo e magica era pure la sua cornucopia, simbolo di fertilità e prosperità, che elargiva nutrimento senza mai svuotarsi. Nel mondo latino a volte era nominata nella forma plurale Eponabus, che sembra essere un'indicazione di appartenenza al gruppo delle dee triplici. |
Le interpretazioni di Epona oggi sono dissonanti: qui di seguito due
estratti da interessanti articoli che pongono due versioni differenti:
Una donna macha, manifestazione
di Epona
?
Estratto da: Antenate mitiche, guerriere e maghe: i Celti d'Irlanda, Il
mito di Macha, di Luciana Percovich
Macha vuol dire potente - contiene la radice indoeuropea mah - ed è
una manifestazione di Epona; in lei troviamo la sintesi del potere femminile
di generare e la sintesi della forza e della velocità del cavallo.
Quindi ha in sé l'elemento che possiamo leggere come più antico
e l'elemento importato indoeuropeo. La sua storia ha quattro momenti. La prima volta che si manifesta è quando la foresta copriva tutta la terra e allora arriva Macha e con la sua ascia - vien da pensare all'ascia bipenne cretese - pulisce il terreno per far pascolare gli animali e far crescere il grano: non tanto quindi una dea creatrice ma un'antenata mitica che prepara le condizioni perché il suo popolo, il suo clan possa prosperare. Più avanti nel tempo, sulla terra che lei aveva ripulito e preparato [ ] Nella sua quarta apparizione, l'ultima, decide di tornare come una povera contadina e mentre gira in cerca di ospitalità la accoglie nella sua casa un giovane vedovo, Crunnchu. Le offre da mangiare e allora lei si dà da fare in casa, riordina, sistema e lui le dice che bello avere di nuovo qualcuno in casa che mi fa da mangiare e mi tiene le cose a posto e le propone di restare con lui e di sposarsi. Lei accetta perché sta bene con lui, è simpatico e gentile, passano giorni come istanti, ma un certo punto lui vuole un figlio. Macha accondiscende ed il suo corpo diventa grosso di nuova vita. |
Nonostante
il pancione, la vede muoversi con tale agilità e soprattutto correre
come se i suoi piedi non toccassero terra. Proprio a questo punto gli capita
di dover andare a corte per certi affari suoi, e là dopo aver bevuto
quattro cinque sei birre comincia a vantarsi di questa moglie così
incredibilmente agile e veloce che, dice lui, sarebbe sicuramente in grado
di battere i cavalli del re.
La corte è quella del re dell'Ulster, nel nord dell'Irlanda. Una parola
tira l'altra, un bicchiere tira l'altro, scommettono e lui scommette la sua
testa che Macha saprà vincere i cavalli del re. Torna a casa e deve
dire a Macha in quale situazione l'ha messa. Macha non crede alle sue orecchie,
teme per il figlio che ha in grembo, chiede di rinviare. Ma non è possibile,
ne va della sua vita.
Allora lei va dal re dell'Ulster sperando che la gente a corte, vedendola
in quelle condizioni, la rimandi indietro, ma invece la gente cresce di numero,
sono già più di mille e tutti ridono e sghignazzano, e volano
le scommesse e i boccali di birra. Conchobar, il re, offeso dall'ardire di
chi ha osato mettere in dubbio la superiorità dei suoi cavalli, dà
il via alla corsa.
Coi suoi bronzei capelli d'ambra che ondeggiano nel vento come una criniera,
Macha taglia per prima il traguardo. Ma subito casca per terra e partorisce
due gemelli; e mentre li tiene in braccio, uno da un lato e uno dall'altro,
lancia una maledizione terribile su tutti gli uomini dell'Ulster per il loro
orgoglio e la loro insensibilità: per nove volte nove generazioni -
il numero più magico che c'è - avrebbero sofferto tutti come
nelle pene del parto. E detto questo gira loro le spalle e coi gemelli abbandona
per sempre l'Ulster.
Voce profetica per la storia successiva dell'Ulster, dove sembra che la maledizione
di Macha ancora oggi non sia finita.
Tratto da http://www.universitadelledonne.it/macha.htm
Epona, un equivoco zoomorfico quasi disneyano?
Estratto da: Mitologia celtica ed errori di
metodo, di Kal di Bibrax
Un caso di zoomorfismo "presunto" lo si incontra con il corvo, che
in Irlanda era l'animale legato a Lug ed anche l'animale che appariva, non
per caso, negli auspici della fondazione della città di Lione (Lugu-dunum).
Questi semplici collegamenti tra il dio e l'animale hanno così portato
a definire il corvo come forma arcaica del dio Lug, senza prendere in considerazione
elementi importanti come il fatto che il corvo nella mitologia di quei popoli
era un messaggero dell'oltretomba mentre Lug è un dio luminoso. In
effetti, nulla lascia intendere una interscambiabilità tra il dio Lug
e il Corvo.
Ed ancora, sempre sul tema del zoomorfismo, si può ben parlare del
caso della dea Epona, adorata dalle popolazioni celtiche della pianura padana,
che si è cercato a tutti i costi, seguendo sempre il metodo di classificazione
greco-latina, di assimilare alla dea gallese Rhiannon e a quella irlandese
Macha. Seguendo superficialmente le indicazioni antroponomiche e iconografiche, Epona divenne così la tarda incarnazione continentale della "signora dei cavalli" o della "signora degli animali" ellenica, pur non avendo a questo soggetto che una vaghissima traccia mitologica presso uno pseudo-Plutarco secondo il quale un certo Fulvius Stellus avrebbe sposato una giumenta dalla quale avrebbe avuto una figlia, Epona appunto, che da quel momento regnerà sul terzo celtico degli italiani. Senza mai tener conto dell'importanza iconografica ed epigrafica di questa Dea si è voluto farne una dea-cavallo o giumenta, dalle molteplici caratteristiche: patrona delle stalle, protettrice dei cavalli e degli asini, dea psicopompa, fino quasi a servire da cavalcatura alla Vergine che fuggiva dalle persecuzioni di Erode, secondo l'interpretazione del monaco gallese Girardo di Cambria nel XII sec... |
Allo stesso modo, se Epona può veramente essere assimilata a Rhiannon,
anche quest'ultima fu definita una dea-cavalla malgrado il suo nome significhi
"regina" o "signora" e nulla abbia a che fare con gli
equini. L'associazione fu fatta prendendo spunto da uno dei libri dei Mabinogion
(scritto una buona dozzina di secoli dopo il testo dello pseudo-Plutarco),
dove dopo qualche vicissitudine, in cui i cavalli hanno una importanza relativa,
è sposata dal principe Pwill. Dovremmo forse elevare al rango di divinità-cavallo
tutti coloro che nei miti cavalcano questi animali? Senza considerare il fatto
che mitologicamente non risulta che il principe Pwill sia mai stato sposato
ad un giumenta, così come non risulta che nessun principe gallese,
bretone, irlandese o celtico in generale abbia mai sposato una cavalla...
Infine Macha stessa, eponima della pianura e della capitale dell'Ulster, ha
di cavallino solo il fatto di aver corso pur essendo gravida, contro i cavalli
del re Conchobar e di aver vinto questa corsa, così come raccontato
nel testo "La giumenta di Macha". E i figli che mette al mondo al
termine di questa corsa non sono certo dei puledri!
Ma il metodo di cui abbiamo parlato ha fatto anche altre celebri vittime,
come Cernunnos, dio cervo e Artio, dea-orsa, e la lista sarebbe ancora lunga... [
]
La spiegazione di questa tendenza la si trova nella teoria totemista che godeva
di grandissimo favore durante la prima metà del XX sec e che fu imprestata
dalletnografia dellAmerica del nord ed applicata anche alla spiritualità
celtica, partendo dalla considerazione errata ed ingiustificata che se i Celti
raffiguravano volentieri degli animali era perché questi stessi erano
i mitici totem ancestrali dei loro popoli, così come succedeva tra
i nativi americani
Una supposizione che non ha alcun fondamento e che
porta lontano dalla realtà spirituale dei nostri antichi progenitori.
Se gli antichi celti amavano circondarsi di immagini di animali adottandone
i nomi loro stessi o per luoghi particolari non era perché essi rappresentavano
il loro totem originario, concetto tra laltro sconosciuto ai popoli
indoeuropei, ma perché certi animali, lorso, il cinghiale, il
cavallo, il toro, il cervo, erano simboli della regalità! E la regalità
ha sempre avuto presso questi popoli una valenza doppia: sacrale e guerriera!
E non è difficile dimostrare, come finalmente è avvenuto negli
ultimi anni, che la regalità sacrale è laspetto dominante
in tutte quelle popolazioni di natura, come vengono definiti quei
popoli che traggono il loro sostentamento dallinterazione diretta con
lambiente, nelle quali la guerra è una attività fondamentale
per la sopravvivenza di una tribù e nelle quali il re, nonché
comandante dellesercito, sacerdote e primo guerriero, rappresenta lesempio
da seguire ed imitare.
Tratto da http://www.tuttostoria.net/focus_app.asp?id=32
Link correlato http://www.bibrax.org
Qualsiasi riproduzione, senza esplicito consenso dell'autrice, è vietata.
Revisione del 29 aprile 2007.
L'AUTRICE Maria Giusi Ricotti, grafico editoriale e ceramista,
nata a Milano. Per amore è approdata molti anni fa in Sardegna,
dove vive con la sua famiglia e lavora. mariagiusi@ilcalderonemagico.it |
Bibliografia, traduzione e ispirazione
Conway, The Magick of the Gods and Goddesses,
Llewellyn Publications
Apuleio, Lasino doro
http://www.croponline.org/miticeltici.htm#Epona
http://inanna.virtualave.net/epona
http://www.goddessmyths.com/Amaterasu-Epona.html
http://www.ancientworlds.net
http://www.encyclopedia.it/e/ep/epona.html
http://www.bibrax.org/celti/storia/mitologia_errori.htm
http://www.pantheon.org/articles/e/epona.html
http://www.universitadelledonne.it/macha.htm
http://eponas-playground.com/italiano/epona.html
Immagini tratte da
http://members.tripod.com/~KiwiRed/Celtic.htm
http://commons.wikimedia.org/wiki/File:MULO-Epona_Freyming.jpg
http://www.twilighttimes.com/Pieterman8c.html
http://www.fairyland.nl/3amybrownkaarten.htm
http://mystic-caravan.com/horses.htm
http://www.epona.net/depictions.html
http://www.storiadimilano.it/Miti_e_leggende/mediolanum_augustea.htm
http://toloveafrog.canalblog.com/albums/et_les_bras_leves_au_ciel___/photos/4743692-eponalargeview.html
http://www.tendreams.org/boulet.htmdi Susan Seddon Boulet
http://www.lagazettedesancetres.com
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