PERSEFONE
di Jean Shinoda Bolen

 


 
La dea Persefone, che i romani chiamavano Proserpina o Cora, era venerata in due modi, come fanciulla, o Kore (che significa 'giovinetta') e come regina degli Inferi.
Kore era una giovane dea slanciata e bellissima, associata ai simboli della fertilità: il melograno, il grano, i cereali e il narciso, il fiore che la adescò.

Come regina degli Inferi, Persefone è una donna matura, che regna sulle anime dei morti, guida i viventi agli Inferi e pretende per sé ciò che vuole.
 

 



 
Persefone fu l’unica figlia di Demetra e di Zeus. La mitologia greca, caso insolito, ne tace le circostanze del concepimento.

All’inizio del mito di Demetra-Persefone, Persefone era una fanciulla spensierata, che raccoglieva fiori e giocava con le amiche. Poi all’improvviso Ade emerse sul suo carro da una fenditura della terra, ghermì la fanciulla piangente e la portò nel mondo sotterraneo per farne la propria riluttante sposa.
Demetra non accettò la situazione, abbandonò l’Olimpo, si diede da fare perché Persefone tornasse, e infine costrinse Zeus a cedere ai suoi desideri.
Zeus mandò Ermes, il messaggero degli dèi, a riprendere Persefone.
Ermes giunse nel mondo sotterraneo e trovò una Persefone sconsolata, la cui disperazione si trasformò però in gioia quando scoprì che egli era lì per lei e che Ade l’avrebbe lasciata libera. Tuttavia, prima di lasciarla andare, Ade le diede alcuni semi di melograno che lei mangiò. Quindi salì sul carro con Ermes che la riportò velocemente da Demetra.

Madre e figlia, una volta ritrovate, si abbracciarono con gioia, e Demetra si informò ansiosamente se Persefone non avesse per caso mangiato qualcosa, nel mondo degli Inferi. Lei rispose di aver mangiato alcuni semi di melograno perché Ade l’aveva costretta a farlo "con la violenza e contro il suo volere" (cosa non vera). Demetra accettò la storia, e il ciclo che ne seguì.
Se Persefone non avesse mangiato niente, le sarebbe stata restituita senza condizioni. Invece, avendo mangiato i semi di melograno, ora avrebbe trascorso un terzo dell'anno agli Inferi con Ade, e due terzi nel mondo dei vivi, con lei.
 

In


Tratto e adattato da
“Le dee dentro la donna” di Jean Shinoda Bolen, Astrolabio-Ubaldini Editore, 1991



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