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La dea Persefone,
che i romani chiamavano Proserpina o Cora, era venerata in due
modi, come fanciulla, o Kore (che significa 'giovinetta') e
come regina degli Inferi.
Kore era una giovane dea slanciata e bellissima, associata ai
simboli della fertilità: il melograno, il grano, i cereali
e il narciso, il fiore che la adescò.
Come regina degli Inferi, Persefone è una donna matura,
che regna sulle anime dei morti, guida i viventi agli Inferi
e pretende per sé ciò che vuole. |
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Persefone fu l’unica
figlia di Demetra e di Zeus. La mitologia greca, caso insolito,
ne tace le circostanze del concepimento.
All’inizio del mito di Demetra-Persefone, Persefone era
una fanciulla spensierata, che raccoglieva fiori e giocava con
le amiche. Poi all’improvviso Ade emerse sul suo carro
da una fenditura della terra, ghermì la fanciulla piangente
e la portò nel mondo sotterraneo per farne la propria
riluttante sposa. |
Demetra non accettò
la situazione, abbandonò l’Olimpo, si diede da
fare perché Persefone tornasse, e infine costrinse Zeus
a cedere ai suoi desideri.
Zeus mandò Ermes, il messaggero degli dèi, a riprendere
Persefone.
Ermes giunse nel mondo sotterraneo e trovò una Persefone
sconsolata, la cui disperazione si trasformò però
in gioia quando scoprì che egli era lì per lei
e che Ade l’avrebbe lasciata libera. Tuttavia, prima di
lasciarla andare, Ade le diede alcuni semi di melograno che
lei mangiò. Quindi salì sul carro con Ermes che
la riportò velocemente da Demetra.
Madre e figlia, una volta ritrovate, si abbracciarono con gioia,
e Demetra si informò ansiosamente se Persefone non avesse
per caso mangiato qualcosa, nel mondo degli Inferi. Lei rispose
di aver mangiato alcuni semi di melograno perché Ade
l’aveva costretta a farlo "con la violenza e contro
il suo volere" (cosa non vera). Demetra accettò
la storia, e il ciclo che ne seguì.
Se Persefone non avesse mangiato niente, le sarebbe stata restituita
senza condizioni. Invece, avendo mangiato i semi di melograno,
ora avrebbe trascorso un terzo dell'anno agli Inferi con Ade,
e due terzi nel mondo dei vivi, con lei. |
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In
Tratto e adattato da “Le
dee dentro la donna” di Jean
Shinoda Bolen, Astrolabio-Ubaldini Editore, 1991
IMMAGINI
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